Il monumento più bello

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Il monumento dell'Assietta
Il monumento dell’Assietta

C’è un luogo, in alto quasi sopra Pragelato, sulla cresta tra la Val Chisone e la Val di Susa,
che guarda impettito a sud il Monte Albergian. Si permette tanto perché si fregia d’un monumento, quel luogo, che i monti attorno non hanno.
È la Testa dell’Assietta, col suo obelisco fiero e un’aquila sopra a ali dispiegate a fare il verso, immobile, alle aquile vere, signore di quel cielo spesso nascosto dalla nebbia.
Sul monumento parole di bronzo roboanti di mai sopito vizio di retorica vuota, ricordano la battaglia che vide i Piemontesi vincitori sui Francesi. Per la libertà. Come si dice nelle guerre, che reggono sempre nobili motivi e menzogne mal celate.
Tra Piemontesi e Francesi. Tra fratelli. Gente di valli uguali, divise soltanto da un linea di matita su una carta con nomi in lingue differenti a dire le stesse cose.
Più in basso, discosto dal monumento, in una buca sede d’antica acqua, c’è un altare; silenzioso in quel luogo segnato da dolore antico più che da gloria.
Chissà se lì, almeno lì, ricordano con amore e non con baldanza, le antiche genti inviate per ghiribizzo di stolti monarchi a morire su quelle pietre, dicendo loro che si trattava di fermare i nemici? Chissà se lì, almeno lì, li salutano con mano umana e aperta di bambino e non aguzza e tesa da vezzo militare?
Io li saluto col cuore, quegli antichi padri, e più che l’aquila di bronzo, pur bella, ammiro i fiori che guarniscono, estate dopo estate, eterni, la collinetta di pietre scarne pulite di continuo dal vento.
Li invia il cielo quei fiori. Per mostrare a tutti, senza trombe, lustrini e vessilli colorati, il suo, di monumento, che non distingue tra genti uguali. Il più bello.

Il monumento dell'Assietta
Il monumento dell’Assietta

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