Correva “L’an 1740”

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La strada asfaltata che da Chiotti, attraversato il ponte sul torrente Germanasca, conduce nel vallone di Riclaretto si può percorrere anche a piedi per una piacevole passeggiata in qualsiasi stagione dell’anno.
Essa conduce poi, diventando sterrata, fino al colle del Laz Arà dove scendendo dall’altro versante si arriva nel vallone di Pramollo.
Lungo il cammino si incontrano tante piccole borgate, abitate tutto l’anno.
L’imponente sagoma di un’antica costruzione in pietra adibita a fienile cattura l’attenzione.
Poco oltre un piccolo e grazioso cimitero, così vicino alle case, sembra ricordarci che vita e morte sono naturalmente parte di noi come di tutto ciò che è meravigliosamente vivo sulla terra. La paura della morte sembra più lontana con il ricordo di chi ci è stato caro così vicino.
Oggi, sotto un cielo primaverile ma un po’ grigio trionfa la vita, con il colore del sole della forsizia e con l’irruenza del cespuglio bianco che troneggia in mezzo al prato. Ma è la piccola primula che riempie ogni spazio, ogni anfratto, a vitalizzare il verde che piano piano si fa strada nel rimasuglio dell’inverno.
Cataste di legna in attesa di una nuova stagione fredda fanno bella mostra di sé sul bordo della strada.
Ed è ancora il giallo di un’altra fioritura che guida i passi verso una cappella che svetta con il suo minuscolo campanile su una sorta di piccolissimo pianoro. É la cappella di Combagarino, un piccolo tempio valdese, la cui costruzione risale alla fine del ‘600. Curiosamente, rispetto alla storia delle chiese delle nostre valli, questo tempio non cambiò mai destinazione d’uso. É davvero bello nella sua semplicità e curiosa è la scritta che compare sopra al portone “Hama Dio e non falire fa pur bene e lasi a dire. Amen. L’an 1740.” Non è un passo biblico questa scritta bensì un proverbio. Un proverbio di antica saggezza che ancora ci dice molto. Il tempio, durante l’estate, apre le sue porte per il culto.
In anni lontani il vallone di Riclaretto contava parecchi abitanti, nel 1921 ben 505 persone abitavano questi luoghi che oggi come allora mostrano una bellezza semplice, fatta di quiete, natura, sole e intrecci di storia, fede, dolori e gioie.
(C. Reymondo)