Nel vallone di Massello, lungo la strada si incontrano due villaggi dall’identico nome accompagnato da due aggettivi diversi. Mentre il Gros Passet è visibile da tutta la valle posto com’è su un’altura, il gemello Piccolo Passet è meno evidente. Ciononostante ha un ruolo preciso: è il passaggio attraverso il quale devi transitare se vuoi raggiungere l’alto vallone.
Accanto alla fontana lasciamo l’auto e saliti in sella raggiungiamo Balziglia salutando il Gros Passet. Balziglia ha una storia che meriterebbe di essere raccontata. La nostra meta però oggi è un’altra, vogliamo arrivare alle bergerie del Ghinivert per assaporare l’atmosfera dell’alpeggio prima ancora che lassù salgano mandria e malgaro.
Un grazioso ponte in legno ci immette lungo la strada sterrata che raggiunge l’alpeggio.
Pedalare su questa strada non è sempre agevole poiché ben presto il fondo in terra battuta diventa un tappeto erboso ricoperto da aghi di larice colorati di ruggine. È un paesaggio particolare quello che ci sta intorno dove le stagioni paiono rincorrersi e confondersi. Se l’erba tenera della primavera inoltrata colora di un bel verde la terra, qua e là appaiono ancora macchie brune, segno che la neve si è sciolta da poco in rivoli d’acqua.
Quando mancano gli ultimi due tornanti prima del lungo tratto finale che conduce all’altura dalla quale, poco più basso, è visibile la bergeria, appare l’inverno con tutta la sua potenza. È la valanga che ci sbarra la strada e che se non mostra più il suo candido mantello offre però alla nostra vista lo scempio di cui è capace. Non è assassina la valanga, come spesso viene definita, è semplicemente l’espressione della forza della natura, della potenza di una caduta verso il basso dove la forza di gravità tende. Sarà stato assordante il boato di questa caduta o sarà piuttosto stato simile ad un fruscio insistente?
La primavera comunque bussa alla porta della valanga e poco più in là, nelle chiazze di neve riscaldate dal sole fanno capolino strane forme di un verde tenue; bucano la coltre gelida e osservano un po’ stupite quei rametti, quelle pigne, quelle foglie che paiono provenire da un altro pianeta talmente hanno colori scuri e spenti.
Il nostro sguardo si posa sulle creste intorno ed è davvero bello cogliere il contrasto di questa natura potente che mostra stagioni, colori e sfumature diverse nello stesso istante.
Decidiamo di non raggiungere la bergeria. Sulla strada la neve è ancora tanta. Nessun rimpianto. Lo spettacolo che questo angolo di mondo ci ha regalato oggi è più che sufficiente.
(C. Reymondo)