Alpe Meys, culla di Libertà

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A Pragelato, lembo estremo della Val Chisone, seguendo il corso del torrente omonimo si percorre une delle vallate più belle del territorio, la Val Troncea.
È valle che attrae numerosi escursionisti e che sa far convivere un parco, la presenza delle mandrie, la comodità dei rifugi. È valle di panorami meravigliosi, di colori intensi che in giornate di sole spiccano sotto il blu del cielo. È anche valle ricca di storia, di quella storia dolorosa del novecento che ha colmato di lutti i nostri territori.
Proprio a questo penso mentre salgo verso l’Alpe del Meys.
L’alpeggio fu infatti luogo di ricovero per nuove postazioni partigiane quando l’incendio del 26 aprile 1944 appiccato dai nazifascisti alle borgate di Troncea e Seytes costrinse i partigiani a risalire lungo la valle.
In Val Troncea i partigiani vi erano arrivati nel marzo del ’44 in seguito ad un altro terribile incendio, quello di Bourcet, che li aveva costretti a cercare altrove un luogo per acquartierarsi. La valle era luogo ideale: protetta da alti monti che raggiungono anche quote oltre i 3000 metri e soprattutto molto conosciuta da “Bluter”, nome di battaglia di Maggiorino Marcellin, comandante partigiano, che proprio a Seytes era nato.
Raggiunta l’Alpe Meys non posso fare a meno di pensare alla vita di allora anche se mi è difficile perché, pur appartenendo a quella generazione che la guerra l’hanno sentita raccontare dai genitori che l’hanno vissuta, chi è cresciuto nella pace di un’Europa che cerca il dialogo e l’unità fa fatica a immaginare di dover imbracciare un fucile.
Nell’agosto del ’44 però anche l’Alpe Meys viene abbandonata. I nazifascisti avevano iniziato il 29 luglio l’operazione Nachtigall, una tremenda azione di annientamento delle forze partigiane che coinvolse le nostre valli.
I partigiani lasciano l’alpeggio e si dirigono verso i monti e i passi alle loro spalle, il Col Clapis e il Barifreddo.
L’operazione Nachtigall lasciò sul campo numerosi caduti e vi furono numerosi atti di violenza contro la popolazione.
La determinazione delle forze partigiane e la silenziosa resistenza della gente contro l’oppressione nazifascista riscattò le nostre valli facendole diventare uno dei luoghi degni di memoria per la conquista della Libertà.
Un’escursione che è diventata momento di riflessione che mi piace condividere con voi e che aiuta a mantenere vigile la coscienza sempre.
Lascio l’Alpe Meys con una pedalata leggera che mi permette, dopo i pensieri che hanno accompagnato la salita, di osservare con animo riconoscente le bellezze di una valle libera.
(C. Reymondo)

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