Il ragazzo di Côto Rauto

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In una giornata tersa d’autunno, di quelle che sono anche meglio dei giorni estivi quando la leggera velatura del cielo che diventerà calura si frappone fra l’azzurro e i nostri occhi, si ripete un rito. Di memoria e di bellezza.
La memoria riporta alla nostra mente un evento triste dell’ottobre ’44 quando a Côto Rauto, versante di Inverso Pinasca, un giovane ragazzo, studente di medicina, partigiano, di famiglia mista ebreo-cristiana, venne trucidato con una raffica dai nazifascisti. Ogni anno l’Anpi di zona organizza una camminata fin lassù per mantenere vivo il suo ricordo e soprattutto i suoi ideali. E qui si compie il rito della bellezza. La bellezza di un’idea che si contrappone all’ingiustizia, al razzismo, alla violenza, alla negazione dei diritti. Quel ragazzo che si chiamava Paolo Diena era portatore di questa bellezza che il bosco tutt’intorno pare voler celebrare con i suoi colori.
Se l’autunno è per qualcuno sinonimo di tristezza, lo invito a salire a Côto Rauto in un giorno di sole, ad osservare gli alberi, il cielo che traspare fra le foglie dei mille colori, ad annusare il profumo che la terra emana fra le foglie scricchiolanti, a restare in silenzio per scorgere i camosci che in quel bosco trovano dimora proprio là dove la pietra è padrona e si erge proponendoci dei belvedere incredibili.
Se volete sostate qualche minuto su quella che fu la prima tomba di Paolo. Ripensate al suo messaggio che è di pace e di sapere, di impegno e di coraggio. Confrontatelo con certi messaggi urlati del nostro tempo che promettono “pulizia” e “tranquillità” senza memoria per ciò che noi siamo stati in tempi di fame e miseria. Pensate a Paolo, ragazzo la cui famiglia fu privata del diritto di esistere in nome di una supremazia chiamata “di razza”, pensate al suo bisogno di lottare per la conquista dei diritti e ancora una volta domandatevi se quelle urla e quegli slogans ci sono utili poiché se i diritti non sono diffusi allora vuol dire che un giorno o l’altro noi potremmo essere collocati dalla parte di chi non merita nulla perché magari qualcun altro urlerà più forte.
Se la natura in autunno ci offre questa bellezza cogliamola ma ricordiamoci che per noi non significa attendere la quiete dell’inverno, il giusto riposo che gli alberi si concedono dopo la fatica dell’estate. Noi dobbiamo trattenerla questa bellezza, dobbiamo porci delle domande. La ragione e il cuore uniti non potranno far altro che suggerirci ancora il messaggio di Paolo: costruite un mondo di diritto, di pace, di libertà e di giustizia.
(C. Reymondo)

Foto Massimo Bosco
Foto M. Bosco

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