Estate

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Siamo in estate. Da lunedì scorso, dal 21 di giugno, il giorno che ha più luce di tutti gli altri.
Estate, la stagione che segue la primavera. Che non c’è stata.
Siamo in estate perché nelle città si muore di caldo, perché si vendono molti più gelati, perché nei fine settimana la gente accorre in campagna e soprattutto in montagna alla ricerca di un po’ di refrigerio; salvo fuggire precipitosamente per il consueto acquazzone e successiva nebbia da respirare a pieni polmoni come in una sauna.
Più fredde, le montagne attirano le nuvole come una calamita, l’umidità si taglia col cucchiaio.
Tutto è bello verde, fin su al confine con le nevi sulle vette più alte. Soltanto verde, perché i fiori passano nel volgere di un giorno, vinti dall’acqua che, ironia della sorte, è poca, ma sufficiente a tenere tutto a mollo. Come in una pentola a pressione. Niente colori, il sole esce di rado a illuminarli, niente frutti, fragoline di bosco insipide e nessuna farfalla.
Soltanto mosche noiose e zecche, acquattate nell’erba e sulle frasche ad attendere che, passando, tu le scuota e te le faccia cadere addosso.
Pensare che fino a poco tempo fa famosi pensatori ci spiegavano che il clima non è cambiato; che quanto stavamo vivendo era normale parte della variabilità delle stagioni. Succede, quando i cervelloni stazionano fissi in ufficio e gli unici passi li fanno per salire in auto.
Adesso per fortuna ci stanno pensando i migliori al clima che cambia: lo ammettono, l’hanno scoperto e hanno inventato alla bisogna il ‘Ministero per la transizione ecologica’. Stando chiusi nel Palazzo con l’aria condizionata. Tonnellate di carte e cartacce, fiumi di promesse e ragionamenti che meriterebbero di essere puniti. Anche questo fa parte della normalità.
Fuori intanto la nebbia persiste sulle montagne e la siccità e l’afa soffocano le città.
Scusateci.
Tanto tempo fa ci eravamo ripromessi di scrivere soltanto di cose belle su Valchisone terra bella.
Ma da oggi saremo ottimisti. Promesso. Solo più cose belle. A che serve rattristarsi, chiedono i sapienti. Solo più cose belle.
Ballerine e cotillon, versione meno antica del noto panem et circenses.
Saremo ottimisti anche noi.
Proveremo.
Il fatto è che ci mancano i colori, i gialli e i rossi, i rosa e gli azzurri, i violetti e soprattutto i blu del cielo.
Ci manca la luce. Del sole.