L’acqua, assieme al cielo, è l’anima di una terra. Senza acqua quella terra è un’altra cosa, come sarebbe un’altra cosa il mondo senza cielo. L’acqua è un diritto naturale inalienabile di ogni uomo. Non negoziabile. Non discutibile.
Un bambino quando nasce ha diritto all’acqua; ce l’ha già, e nessuno può negarglielo; è suo.
Agli adulti il compito e il dovere di difenderlo, quel diritto, e di renderlo reale, esigibile.
Ma l’uomo a volte vende anche l’anima. Figuriamoci i diritti, per di più se non suoi.
Dalla vicenda di Gesù Cristo in poi, dove trenta denari bastarono per tradire un uomo buono, la storia è piena di cattivi esempi. Bisognerebbe non seguirli, non ripeterli, non perpetrarli nel tempo. Negarli, quei cattivi esempi, quelli si, non i diritti.
C’è una terra, in Val Germanasca, nel vallone di Massello per la precisione, dove quei diritti ci sono ancora e forse resteranno. Dove forse l’acqua continuerà a correre e cantare per quelli che verranno.
Forse perché quella valle è vigilata dall’alto da una bellissima cascata. Forse perché la gente che la abita è più buona. Forse è soltanto più saggia. O forse perché ama le cose belle, e tra tutte le cose belle nessuna lo è più dell’acqua.
L’acqua che scende dalla Cascata del Pis non è nostra e non è di nessuno: è di tutti. Innanzi tutto dei bambini, e in particolare di quelli che verranno.
Non si può vendere, non si può incatenare, si deve lasciare libera.