Lac dla Muta, non Laus

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Poco lontano dal lago Ciardonnet, due vallette più in là, ce n’è un altro, di lago. Lo chiamano Lago Laus, ma io l’ho sempre sentito chiamare Lac dla Muta. Muta in piemontese significa zolla, di terra, con erba e radici.
E in mezzo al lago, annunciato quando arrivi da una casetta sulla sinistra, c’è appunto un’isoletta, una muta, che appare irreale nella luce del sole del mattino che s’alza dietro la Cristalliera, nume di questo luogo speciale. Dall’altra, a ovest, le forme dell’Albergian e del Bric Rus, coronate di nuvole fitto fitto intrecciate, sussurrano che presto sarà nebbia, che bisogna fare in fretta per scoprire i tesori del lago.
Una marmotta sfacciata ci detta i tempi, intanto che una rana salta stizzita nell’acqua: senza volerlo, l’abbiamo disturbata.
Da ragazzino sentivo dei grandi vantarsi, dei grandi cialtroni, di venire qui, al Lac dla Muta, a catturare le rane al tempo della frega, al tempo delle uova. Lo facevano per denaro, quei sordidi umani. Ne catturavano zainate, raccontavano i furfanti, e se ne incensavano.
Qualche farfalla accompagna i miei ricordi, assieme a tanti fiori e a un camoscio, che mi osserva perplesso. Ma lui non conosce i miei pensieri.
Annunciata, ecco la nebbia. Copre piano, in tanto che arrivano pure i turisti, che hanno poltrito nel letto e non vedranno i tesori del lago e non scruteranno nei segreti del sole che disegna forme di sogno e gioca a nascondino con la Cristalliera. Ma non lo sanno, e parlano forte mentre vanno, e il camoscio si scansa e li lascia passare senza farsi vedere.
La nebbia si fa più fitta e ce ne andiamo. Ma con un po’ di dolcezza nel cuore, grazie alla marmotta, alla farfalla, al camoscio e a tutto il resto, pure ai turisti; e ai ricordi amari, di fatti che oggi per fortuna non sono più. Si spera.