Poco più in là di Roca Barletta, verso dove sorge il sole, un tempo c’erano alcune casette, miande.
Les Routes. Per starci d’estate, con le mucche. Se ne scorgono i ruderi. Una è stata salvata. Da un po’ non è abitata e le ortiche s’alzano fiere davanti a lei. Eppure è bella. In estate quel luogo è pieno di suoni e rumori.
Delle macchine che scorrazzano su e giù instancabili sulla vicina strada, delle mandrie e dei campanacci al collo delle mucche, dei cani noiosi che latrano sciocchi al vento, delle marmotte che si fischiano l’un l’altra.
Poi, con l’accorciarsi delle giornate e l’accendersi dei rossi aranciati dei larici, le auto diventano rare, le mandrie fuggono e pure i turisti sciamano. Ed è pace. La montagna torna a sé e ai suoi abitanti, quelli che stanno lì tutto l’anno. I corvi imperiali chiassosi e simpatici, impegnati a infastidire una giovane aquila che non batte ciglio ma regalmente se ne va; i caprioli sospettosi, dell’uomo di giorno perché spara senza aver fame e del lupo di notte, che non spara ma ha fame; i gracchi che raccattano le ultime cavallette risparmiate dal clima sempre più mite e stuoli di piccoli uccelli, indecisi se scendere a valle o restare.
Il tempo corre e presto sarà freddo e neve. Come dicono i fiori secchi e ancor belli dei cardi. E le bacche delle rose, gratacui, senza rughe perché non ancora toccate dal gelo vero, e brillanti come addobbi di Natale.
Il mondo è sospeso, in attesa; la nuova neve caduta ormai vicina non lascia dubbi.
Il freddo non tarderà.
Roca Barletta e la casetta, ultima viva tra i ruderi, saranno in silenzio; e dormiranno dolce, del dolce di chi sa che tornerà primavera.
Un sonno dolce
on 15 Novembre 2014
con
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