Barote e brusatà

con Nessun commento
Castagne
Castagne

Cielo sempre più grigio, sole più basso e luce sempre più breve, fresco che pian pianino diventa freddo.
Il gelo non tarderà.
Tempo di castagne, tempo di cogliere il frutto della storia iniziata a giugno quando le giornate allungavano e la montagna era coperta dal giallo dei fiori maschili dei castagni.
Non è pianta nostra il castagno. Giunge dalla Persia, portato tanti secoli fa dai Romani. Talmente tanti che oggi possiamo considerarlo albero nostrano di diritto.
È entrato a fondo nel nostro mondo, nel genoma della mia gente. Ha cambiato i paesaggi e pure le abitudini alimentari. Castagne e latte, farina di castagne, castagne bollite, le barote e castagne arrosto, i mundai o brusatà: quella della bassa e media val Chisone e Germanasca è una cultura della castagna.

Castagni in auunno
Castagni in auunno

Molti avevano sentito parlare dei marron glacé, pochi sapevano esattamente cosa fossero, ancor meno li avevano assaggiati: soltanto qualcuno tra quelli che erano migrati o andati a servizio nelle città o presso qualche famiglia ricca. Leccornia di lusso, per gente il cui alimento base erano le barote, le castagne lesse. Con il latte delle proprie mucche.
Le castagne, nei fatti, sostituivano la polenta delle genti povere di pianura, perché in montagna il mais non cresce, o cresce male.

Ricci - f.to U. Poet
Ricci – f.to U. Poet

Si coltivavano per vendere. Le più belle, da avviare alla città dei ricchi. La seconda scelta per gli uomini, la terza per gli animali, che le castagne vanno benissimo anche per i conigli e per il maiale.

Brusatà
Brusatà

Pianta popolare il castagno. Tanto da entrare nel patrimonio religioso comune.
Per il giorno dei morti, le barote erano d’obbligo. Da lasciare la sera della vigilia della festa sul tavolo della cucina per i defunti se fossero tornati.
Tradizione serena, senza paura e senza incubi, quella dei morti che tornano per le castagne. Perché la castagna è frutto del bene, frutto positivo.

Fiore maschile
Fiore maschile

Oggi i grandi castagni scompaiono un po’ alla volta. Li tagliano perché li ritengono vecchi, a volte perché li pensano malati, e non li sostituiscono.
Perché chi pianta un castagno ne mangia poche di quelle castagne. E venderle non è redditizio. Meglio commerciare e importarle, magari da paesi lontani.

Fiore femminile
Fiore femminile

Il castagno va ben oltre la vita umana. La segna e ne detta il tempo, quale riferimento nel tempo; che i giovani possano parlare del castagno dei vecchi, delle semplici cose successe sotto quelle fronde come di quelle grandi, della storia e della terra.
I grandi castagni hanno visto passare gli eserciti e hanno assistito alle alluvioni epocali, agli sconvolgimenti delle valli. Hanno marcato, vincendolo, il tempo.
Soccombono oggi di fronte a una puzzolente e rumorosa motosega.
No, soccombono di fronte all’indifferenza; perché non c’è tempo.
Tagliare un grande castagno è peccato contro chi viene dopo di noi e che ci ha affidato, a termine, la terra.

Ricci

Guarda le immagini