Soldo & Denaro

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Sembrano mostri. Sono nel letto del Torrente Chisone e scavano; nell’alveo, al confine tra Villar Perosa e San Germano Chisone, sotto gli occhi impotenti del Monte San Benedetto. Sembrano mostri e vanno dove soltanto all’acqua più grande è permesso andare; di rado. Violano le leggi della Terra come blasfemi.
La nebbia che li copriva s’è alzata e li ha lasciati nudi alla vista, a colpire e spaventare l’occhio che non se li aspettava, nemmeno li immaginava.
Hanno tinte a colori vivaci di giallo e d’arancio e un’unica grande chela, che dall’addome s’alza verso il cielo. Vanno in acqua e in terra, con lentezza; spazzano, rompono e sciolgono quanto li intralcia.
Paiono ciechi e soltanto un primordiale istinto li guida. Sono mostri.
La voce è continua, più che parole un ringhio, basso gutturale profondo, più vibrazione che suono, a farsi il vuoto d’attorno.
Il Chisone è lì, sotto di loro, aperto e squartato.
Ha chiesto aiuto al cielo, che gli ha mandato la pioggia in soccorso, per farlo grande e potente, per farlo anche lui ringhiante. Ma la pioggia ha un tempo, i mostri no.
La pioggia cesserà, i mostri sapranno aspettare.
Il Chisone perderà la battaglia e pure la guerra, e la sua acqua sarà strappata alla luce e nascosta in grandi tubi di ferro, sotto l’argilla grigia che occhieggia sulla ghiaia scavata, come anima ultima d’un alveo, d’un letto offeso. Correrà veloce ad azionare turbine e portare tanto profitto.

Sono mostri.
Si chiamano, ora e sempre, Soldo e Denaro.