Il ‘Ciabot di Buratin’

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È una casa sperduta nei boschi di Porte, verso la cima della montagna, su in alto. Tutta in pietra, a farsi compagnia con altre due sue sorelle; tutte vigilate da grandi castagni, lì posti, nella notte dei tempi, dai vecchi padri.
Stanno crollando quelle case sperdute, a loro resta soltanto più qualche anno.
Niente di nuovo. Le montagne sono piene di case crollate o che stanno crollando.
Nell’indifferenza delle Genti? Troppo facile dire così. Forse è il tempo ad essere indifferente; almeno a quello delle vicende umane.

Di queste case in pietra, una è speciale: perché appena sotto il tetto, in un rettangolo bianco pulito di calce, mostra un affresco. Fatto a episodi, a finestre, ciascuna con l’effigie di un luogo. Visitato dall’autore?
Da chi ne commissionò l’opera? Semplicemente per rendere bello quel luogo e quella casa in particolare?
Voluto da qualcuno che certo non aveva trascorso soltanto lì i suoi giorni. Oltre non è possibile andare.
Se il tempo è indifferente, almeno il cielo abbia cura di quel dipinto singolare, che con sapienza mostrava i luoghi a chi di persona non vi poteva andare. Un mappamondo piatto della terra locale, un atto di sapienza e scienza, oltre che d’arte.
Sarebbe davvero bello se il Cielo lo volesse salvaguardare.