Il vallone di Garnier

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Il vallone di Garnier, sulla destra orografica del torrente Chisone, è un luogo particolarmente affascinante, circondato da boschi dai quali affiorano le antiche borgate, ormai disabitate, che recano le tracce di vite ormai passate.
Con la bicicletta possiamo percorrere interamente la sterrata che partendo da Castel del Bosco raggiunge le case dell’alpeggio Gli Orti.
Subito siamo avvolti dal bosco e se con l’orecchio poniamo attenzione ai suoni che da esso provengono ci dimentichiamo quasi la lieve ma pur sempre fatica del pedalare.
La strada è attraversata dall’antico sentiero, un selciato che rivela maestria di costruzione e bellezza allo sguardo. Mani sapienti hanno saputo porre una pietra accanto all’altra per garantire passo sicuro a chi lì doveva transitare.
All’improvviso appare il campanile di una chiesetta, piccola e graziosa, posta a guardia di un paese ormai vuoto, La Puà. Un paese che un tempo risuonava delle voci dei bambini che si recavano alla piccolissima scuola posta sul finire del sentiero che sale lungo l’abitato. Un paese che offriva al viandante la felicità di un attimo di sosta alla “Cantina del coll’della Buffa”, come recita l’insegna che possiamo ancora vedere sull’ingresso.

Poco dopo La Puà incontriamo un nucleo di case dal nome suggestivo, Meison. Il nostro sguardo si posa sul verde di un prato che, nonostante l’avanzare dell’autunno, permette ancora a un timido capriolo di nutrirsi. E’ questione di un attimo e l’animale, con eleganti balzi scompare nel bosco.
Arrivati agli Orti, un tappeto di mazze di tamburo, le cucumele, come le chiamiamo dalle nostre parti, ci accoglie. Terminata la strada possiamo scendere dalla bici per guardare questo piccolo pezzo di mondo che ci offre lo splendore dell’ultimo verde autunnale, del silenzio colmato solamente dal borbottio dell’acqua che sbuffando a singhiozzo esce da un tubo per riempire senza più alcun scopo l’abbeveratoio.
Accanto alla bicicletta il miracolo di un fiore, un’ incredibile violetta che fra sassi e steli d’erba ci mostra ancora i colori dell’estate.
(C. Reymondo)

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