Troncea – Massello

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In questo ottobre un po’ strano, in cui freddo e calore si rincorrono di giorno in giorno e alle giornate terse si alternano giornate grigie di vero autunno è comparsa anche la neve.
La neve d’ ottobre ha un fascino particolare perché ti coglie all’improvviso e ti fa capire che l’estate ormai è andata, passata, com’è giusto che sia.
La neve d’ottobre cade a tradimento anche per gli alberi che, ancora orgogliosi delle loro chiome quasi estive, si piegano sotto il peso e lasciano sulla terra cumuli di foglie e rami.
La voglia di camminare, dopo una nevicata che ha imbiancato il terreno a partire da poco più di mille metri di altitudine, ti assale ed allora perché non accettare questo bisogno e partire con uno zaino in spalla?
La meta può essere ovunque ma il richiamo di una valle custodita con amore nel cuore è forte e così la destinazione è la Val Germanasca.
A quota 1609 m nel vallone di Massello l’alpeggio di Troncea è circondato da paesaggi superbi per bellezza: alle spalle i Prati di Culmian lo separano dal vallone di Bourcet e di fronte la vista si allarga sul massiccio del Bric Ghinivert, l’Eiminal per i nativi di questa terra.

Lungo il cammino inframmezzato da neve a larghissime chiazze, fango, rivoli d’acqua scura e foglie cadute nella notte, l’incontro con le impronte di un tasso ti parlano di una vitalità che l’arrivo prossimo dell’inverno non fermerà.
Man mano che sali, lungo la strada sterrata bellissima a percorrersi anche in estate con la mtb, il paesaggio muta aspetto perché la neve, quella d’ottobre, anche lei, ricopre le imperfezioni del terreno e trasforma ciò che è irregolare.
Nel silenzio, interrotto solamente dal canto ancora estivo degli uccelli che si posano sugli alberi, non puoi non pensare a chi da innumerevoli anni sale ogni estate lungo questa via per raggiungere l’alpeggio e dare vigore alla Troncea.
La famiglia che lì lavora in estate è avvezza alla fatica dell’alpeggio ma conosce anche la gioia nascosta di questo mestiere fatto di amore, conoscenza e saggezza.
Quando vedi i fiori del piccolo giardino davanti alla semplice casa non puoi non commuoverti per un gesto così infinito di grazia, di femminilità, di eleganza. E capisci che non puoi fare questo lavoro se non ami le piccole cose che ti circondano, se non le sai assaporare fino in fondo e quando svaniscono ne sai custodire i semi perché ad ogni nuova stagione tutto rinasce.
È bello allora fermarsi accanto alla fontana, posta proprio al di sopra del locale adibito alla lavorazione dei formaggi, e lasciarsi cullare dal suono dell’acqua, dei ricordi e dei pensieri di affetto per chi ancora sa fare il mestiere del bergè.
(C. Reymondo)

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