Il telefono del ‘gras’

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Un angolo retto di pietre
Un angolo retto di pietre

La salita alla borgata Grasso, situata nel comune di Perrero, sulla destra orografica del torrente Germanasca, all’altezza del Ponte Raut, è un viaggio nei ricordi d’infanzia.
“Beppe e Caterina abitano al Grasso”, al “Gras” in piemontese, mi diceva mia madre aggiungendo: “Certo che scendere per la spesa e risalire al Gras è una bella fatica!”
Nella mia testa di bambina il Gras era un qualcosa che sicuramente aveva a che fare con un uomo di peso abbondante e trovavo curioso il fatto che Beppe e Caterina abitassero in un luogo dove il padrone incontrastato era lui, “il grasso” . E pensavo anche che quei due, sempre gentili con me quando li incontravo in chiesa, dove loro si recavano tutte le domeniche, con qualsiasi tempo ed in qualunque stagione, dovevano proprio essere stregati da quel “gras” per non poter vivere in un posto più comodo per la chiesa e per la spesa.
Mai ero stata in quella borgata e non ricordo se avessi mai chiesto a mia madre di farmi salire lassù. Forse era la paura di dover incontrare il “gras” a far sì che la mia curiosità si limitasse a porre poche domande su questo luogo che aveva dei simpatici e gentili abitanti che però continuavano a salire verso questo “Gras”.
Parcheggiata l’auto vicino al ponte Raut, si trova con facilità il cartello stradale che indica la borgata e si sale percorrendo un sentiero magnificamente conservato, come si intravvede tra i cumuli di foglie secche accumulate dal vento di novembre.

Il castagno del 'gras'
Il castagno del ‘gras’

Tra i tornanti ben definiti compaiono piccolissime castagne e mi viene alle labbra un sorriso al pensiero che il “gras” avrebbe dovuto mangiarne parecchie per soddisfare la sua fame.
Il sentiero sale nel bosco con decisione. Chissà quante volte Beppe e Caterina hanno percorso questa mulattiera, unico collegamento con il fondovalle.
Prima di arrivare alla borgata, ormai completamente disabitata, un lunghissimo muro a secco scende lungo il pendio. Parte da un angolo retto di pietre che pare indicare la continuazione di quella muraglia anche lungo il sentiero. Il pensiero che mi prende è quello di un’immensa zona fortificata, con muri a secco, che sicuramente erano le opere difensive del regno del “gras”, quell’oscuro omone dei miei ricordi infantili. Non è certo quella la verità e la storia di quei muri per ora rimane un segreto che forse qualcuno un giorno mi saprà svelare.

Insegna telefonica d'altri tempi
Insegna telefonica d’altri tempi

Poi finalmente il Grasso mi accoglie, con un’insegna telefonica di altri tempi e io resto sconcertata, poiché non solo l’idea del “gras” ritorna prepotentemente, ma addirittura le si sovrappone una nuova idea, il “gras” che telefona, che vuole sapere perché Beppe e Caterina non sono più tornati.
È il loro ricordo che mi riporta alla realtà.
Quei due hanno vissuto qui tutta la loro vita, nel silenzio di un’esistenza condivisa, nel lavoro e nel senso del dovere. Sicuramente il bosco non aveva preso il sopravvento come ora e i prati ancora belli, di quella bellezza che devi cercare oltre il convenzionale, erano una grande risorsa.
L’insegna del telefono, che mi ha stupita all’arrivo, ha una sua storia.
Se la strada, quella per farci transitare le auto, non poteva arrivare al Grasso perché l’asperità dei versanti non lo consentiva, almeno ci doveva arrivare il telefono per le emergenze di quei pochi residenti. Questo era il pensiero del sindaco di quegli anni, una donna, che con determinazione e coraggio negli anni ottanta, fece costruire un’ardita linea telefonica che mise in collegamento il Grasso con il mondo.
Sono poche le case che formano la borgata. Chissà qual era la casa di Beppe e Caterina?
Forse questa con le ringhiere lavorate con precisione e con garbo perché l’esistere, il vivere, richiede anche questo, l’eleganza del particolare.
Una catasta di legno seccata dal lungo tempo trascorso ma ancora ben sistemata, la fontana di pietra che sopporta il gelo dell’inverno, rovi e more che paiono voler sostenere pietre stanche, alberi piegati dagli anni, è tutto ciò che rimane del Grasso insieme al ricordo delle vite che qui sono sbocciate, cresciute e poi andate, perché questo è il patto che lega l’uomo alla sua esistenza.
(C. Reymondo)

Era la casa di Beppe e Caterina?
Era la casa di Beppe e Caterina?

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