Le Selle

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Tutto è avvolto dalla neve. In piccoli fiocchi cade con insistenza anche se qualche folata di vento pare annunciare che la precipitazione sarà breve. Dalla borgata Giordano di Prali, in Val Germanasca, è suggestivo salire con le ciaspole a piedi verso Le Selle, un antico alpeggio che sembra posto come guardiano del Vallone delle Miniere. Piccoli pini coperti dalla neve segnano il confine fra sentiero e bosco.
Le case della Rabiera compaiono nel bianco fra larici che tendono le braccia verso i fiocchi sempre più radi. In questo piccolissimo villaggio arrivò in anni lontani, attraverso una teleferica che univa l’abitato alla strada, il primo televisore che Prali conobbe. Si dice che molte persone siano salite lassù, invitate dai proprietari dell’apparecchio, per assistere al Festival di Sanremo. Sicuramente saranno state serate di condivisione, con un caffè o un bicchiere di vino, perché gli invitati non saranno arrivati a mani nude; chissà se il Festival avrà preso il sopravvento sulle chiacchiere? Saranno saliti a piedi o temerariamente avranno usato la teleferica per comodità?
Questo rimane un segreto custodito gelosamente.
Con un cielo che ormai non lascia più cadere nulla e un sole che lotta per uscire allo scoperto, le miande di Laz Albergia, caratterizzate dal loro altissimo abete che protegge una graziosa fontana, sono lì per dirti che questo è un luogo non solo di turismo ma anche di lavoro che si svolge sui verdi pascoli estivi.
Mentre il vento allontana sempre più le nuvole, camminando su soffice neve, nel silenzio rotto solamente dal fruscio degli sci di qualche sciatore che dalle vicine piste si è spinto fin qui, si raggiungono alcune miande dal nome curioso “La filharia”.

Poi è il vento che diventa padrone incontrastato di tutto. Ed allora in un turbinio di fiocchi, di fischi, di rami che si piegano, nella difficoltà dell’avanzare, la mente evoca ricordi visivi di tormente e di riflessioni legate alla neve. La neve che è purezza ma anche morte quando precipita dai fianchi delle montagne; la neve che ci rimanda all’infanzia, ai giochi scatenati ma anche alla fatica di doverla spalare; la neve, elemento freddo, che però scalda il cuore perché rallenta la frenesia del vivere.
L’alpeggio delle Selle, quando appare, è avvolto dall’ombra mentre tutto intorno è segnato dal colore del sole. Suggestivo questo luogo che, quasi per sottolineare il ruolo di guardiano del Vallone delle Miniere che gli ho assegnato, mostra come un monumento un vagone sul quale il talco veniva caricato.
È difficile resistere alla tentazione di non avanzare di qualche passo lungo il sentiero che più oltre con un’ampia curva si inoltrerà davvero nel Vallone. Un ponticello su un corso d’acqua, le pietre con cappelli di neve, l’acqua fermata da una minuscola diga, frutto di qualche gioco estivo, sono gioie per gli occhi.
È ora di tornare e una deviazione verso l’alpeggio delle Miandette, dove sorge un grazioso agriturismo, riserva altre emozionanti sorprese, come l’incontro con strani bovini pelosi che paiono soddisfatti di questa pur breve nevicata o la mansuetudine di un meraviglioso cane che sembra invitarti ad assaporare la beatitudine del riposo.
(C. Reymondo)

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