Nei luoghi degli antenati

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Il Colletto
Il Colletto

Lungo la S.R.23 , scendendo verso la Val Chisone, all’altezza del confine fra i comuni di Pragelato e Usseaux, sulla sinistra, si nota una pista forestale davvero molto ripida. Proprio su questa pista vogliamo salire per raggiungere uno dei luoghi più assolati della valle.
La strada è meno ripida di quanto possa sembrare dal basso e il panorama che si si osserva man mano che si sale è davvero bello. In basso l’abitato di Fraisse e poco lontano Pourrieres con il suo bacino, in alto il Monte Français Pelouxe, spalla del Monte Pelvo, caratterizzato da un ripidissimo versante.
La mole dell’Albergian, che pare attendere i raggi del sole, si innalza invece parallela al nostro andare, sulla destra orografica della Valle.
L’alta val Chisone si confonde con la parte più elevata della Val Susa e più lontano ancora con i massici francesi, ma si sa le montagne non sono confini. Sono come ponti giganteschi di pietra e come tutti i ponti collegano e non separano.
Lungo il cammino lingue di neve lambiscono il fuggire delle lucertole attratte dalla giornata di sole e gigantesche carline offrono al vento i loro semi.

Carlina
… gigantesche carline…

Appena giunti su un pianoro, appaiono le case del Colletto, protese verso il sole, come la grande roccia che più in alto, sulla destra, posta in equilibrio su altre rocce, sembra voler rotolare giù al primo soffio di vento.
Non stupitevi se vi pare di vedere anche strani uomini che indossano indumenti molto diversi dai nostri e tengono in mano asce in pietra verde. Uno di essi stringe fra le dita uno scalpello, anch’esso in pietra verde. Sono pastori-agricoltori che stagionalmente risiedono in questi luoghi per utilizzare i pascoli alti e forse oggi sono saliti dal fondovalle dove coltivano cereali per vedere quanta neve vi è ancora là in alto.
In questi luoghi, nel 1500 a.C. esistevano insediamenti stagionali di uomini che utilizzavano i pascoli di alta quota. Gli scavi condotti dal CeSMAP (Centro Studi e Museo Arte Preistorica di Pinerolo) nel 1983 hanno riportato alla luce importanti reperti che testimoniano la presenza dell’uomo intorno alla curiosa roccia che ha un nome, Rocca del Colle.
La neve è ancora presente e mentre la visione svanisce siamo catturati dalla semplice bellezza di un rametto di larice che contrasta quel bianco sul quale è posato.
Salendo ancora, oltre le case del Colletto, la pista diventa un sentiero che è difficile seguire perché ancora colmo di neve. L’insidia del passo che sprofonda nella coltre bianca rendendo faticoso il salire ci obbliga a scegliere un percorso sgombro di neve e, dopo un notevole zigzagare, finalmente raggiungiamo il colletto che separa il nostro versante da quello di Cerogne.
Un pino ci saluta invitandoci all’osservazione perché il panorama è mozzafiato. Se già abbiamo visto tutto sul versante dal quale siamo saliti, diamo un’occhiata dall’altra parte di questo colletto.
Lo sguardo sembra voler rotolare giù per il ripido pendio, fino in fondo, dove si adagia una zona pianeggiante che ancora non gode della piena luce solare. Alzando gli occhi intravvediamo la strada dell’Assietta che taglia la montagna a metà e verrebbe davvero voglia di proseguire il cammino scollinando sull’altro versante. Ma non è ancora tempo, troppa neve. Ascoltiamo la saggezza di quegli antichi uomini che salivano quassù nella stagione giusta e rientriamo con la giusta concentrazione che una qualsiasi passeggiata in montagna richiede.
(C. Reymondo)

L'Albergian
L’Albergian