L’idea

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A inizio luglio, salendo al lago Verde, in alta Val Germanasca, troviamo ancora lingue di neve che toccano anche il sentiero. Così il contrasto che si crea fra il bianco della neve e la fioritura dei rododendri, delle viole e di fiori gialli come il sole che splende in alto è meraviglioso e ti ripaga della fatica che talvolta ti assale lungo questo sentiero che da Bout du Col, in circa 2 ore e mezza e con un dislivello di 900 m, ti permette di raggiungere uno dei luoghi più suggestivi della valle.
Il lago Verde, posto alla quota altimetrica di 2583 m, è circondato da una corona di monti che si alternano a valichi da sempre percorsi da coloro che vogliono scoprire cosa c’è oltre ciò che lo sguardo può vedere.
Anche nel lago la neve e il ghiaccio estendono il loro potere. Ma non sarà ancora per molto. Leggeri tonfi seguono la caduta di piccole parti di ghiaccio nell’acqua che si increspa in minuscole onde circolari. Anche il lago Verde ha i suoi iceberg che galleggiano per un breve tempo sulla superficie dell’acqua.
Accanto al lago sorge un rifugio dedicato a un sacerdote, don Severino Bessone, perché la storia del rifugio è strettamente legata alla storia di quest’uomo che fu uomo di chiesa ma anche uomo di montagna e di coraggio durante gli anni della Resistenza. “Il parroco con lo zaino” lo definisce Walter Cattoni nell’omonimo libro da lui curato che, attraverso immagini fotografiche bellissime e racconti dettagliati, ripercorre le tappe di vita di Don Bessone che fu tra i fondatori della Sezione Val Germanasca del Club Alpino Italiano.
Fra gli appunti del “parroco con lo zaino” si legge : ”L’idea. Per tutte le cose ci vuole l’idea. E questa venne buttata lì da alcuni soci durante una sosta al lago Verde nel corso di un’escursione. Costruire un rifugio? Guardammo quei ruderi di proprietà dell’allora Milizia Confinaria, maltrattati dalle intemperie.”
Era il 1966 e l’anno successivo si iniziò a trasportare il materiale per poter costruire un rifugio. Nell’estate del 1968 il rifugio era pronto: un solo locale adibito a cucina, a dormitorio per otto persone e a luogo di incontro. Nel corso degli anni, con lavoro volontario, il rifugio si ingrandì sempre più ed oggi è una moderna struttura gestita da una simpatica famiglia che sa accogliere e rendere piacevole la sosta per il pranzo o il pernottamento.
Salire al Lago Verde è un tuffo nella storia non solo del rifugio ma anche di questa valle. L’occhio attento infatti scorge lungo il percorso ruderi di baraccamenti militari e un’indicazione di sentiero che reca scritto “Vallone delle Miniere”.
Da questo luogo di pace, dove gli occhi si posano sulla roccia delle vette, sul velluto dell’erba che prende vigore giorno dopo giorno, sui riflessi scintillanti del lago che talvolta è acqua e talvolta ghiaccio, è difficile separarsi. Quando è il momento di scendere a valle e una leggera nostalgia già si insinua dentro di te, puoi consolarti nel pensare che l’acqua del lago Verde ti accompagna, ti cammina accanto perché dopo essere stata lago diventa ruscello e poi torrente.
Con un sorriso rivolto al torrente Germanasca ritorni a casa. Ovunque sia la tua casa.
(C. Reymondo)