Il fiore dei ‘bubù’

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A luglio inoltrato succede, in montagna, oltre i mille, millecinquecento metri, di imbattersi in praterie tutte gialle: di arnica – arnica montana. Migliaia e migliaia di fiori colorano la terra facendone una meraviglia, soprattutto perché inattesa. È la primavera, infatti, che di norma colora i prati con i suoi fiori freschi freschi appena usciti dall’inverno.

Oltre a tutto questo l’arnica, a detta dei sapienti, ha mille altre virtù: soprattutto lenisce i dolori causati da traumi, botte e via incidentando. Insomma, l’arnica è buona un po’ per tutti i bubù.
Lo sapevano bene le genti delle valli, che la raccoglievano in modica quantità e la preparavano per curarsi senza aiuto di farmacisti.
Oggi non si può più. Perché il fiore è protetto. Niente raccolta massiva. Se hai qualche bubù, in farmacia vendono la pomata all’arnica, in tubetto, già belle che pronta. Appena sbatti da qualche parte, eccola: la spalmi e speri. Come un tempo, ne più ne meno, salvo la spesa e la mancanza della conoscenza che stava dietro a quell’olio all’arnica preparato con cura e attenzione.
Il tempo passa e tutto cambia.
Ci viene però il sospetto che non sempre cambi in meglio. Anche se è sacrosanto lasciare l’arnica nei prati.
Chissà dove la prendono per metterla nei tubetti…