‘La Balmo’

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Nel vallone di Rodoretto, in Val Germanasca, al quale si accede da una deviazione sulla destra lungo la strada che porta a Prali, vi sono parecchi angoli di bellezza.
Oggi vi voglio parlare di uno di questi angoli, “La Balmo”, che sulla cartina viene indicato con il nome di Balma di Rodoretto.
“La Balmo” è un insieme di baite, di case di alta montagna, che venivano utilizzate esclusivamente durante l’estate dagli abitanti di Rodoretto che vi portavano gli animali in alpeggio. Dopo gli anni settanta del ‘900, il luogo non vide più la presenza di tante famiglie e l’alpeggio viene ora praticato da un solo margaro.
Molte baite però sono state risistemate e sono diventate delle graziosissime abitazioni per le vacanze in un luogo solitario, lontano dalla frenesia, spesso inutile ed inconcludente, del mondo nel quale viviamo abitualmente.
“La Balmo” deve il suo nome ad una grossa roccia che, collocata sul pianoro sul quale si sono sviluppate le costruzioni, pare sia stata anche una sorta di “muro maestro” intorno al quale si sono addossate via via le parti di una casetta. La roccia era caratterizzata dalla presenza di un ampio riparo, come una caverna non molto profonda, una “balmo” appunto, che subito venne utilizzato per ricavarne delle cantine.
Camminando fra i piccolissimi passaggi fra una abitazione e l’altra, sulla sinistra della strada, è facilmente riconoscibile questa “balma” che permise la nascita di un villaggio di pastori e che addirittura ne diede il nome.
Ciò che colpisce l’escursionista è però, oltre alla bellezza del paesaggio, caratterizzato da vette lontane, da verdissimi pascoli e dallo scampanio delle vacche al pascolo, la costruzione che svetta su una roccia, con una finestra ad arco ed una croce sul colmo del tetto. Accanto vi è una specie di traliccio che trattiene una campana. La roccia è la “Roccho d’la Chapèllo” sulla quale sorge una piccola cappella edificata nel 1940 da chi costruì la strada militare che doveva servire per raggiungere la frontiera francese. All’interno i segni della fede sono proposti con umiltà ma con dignità. Quasi una metafora di come potrebbe essere la nostra vita, in cui l’umiltà del proporci deve essere sempre accompagnata dalla dignità di ogni nostro gesto o scelta.
Sul pianoro è bello fermarsi, sedersi sull’erba, osservare la grazia di un bucato steso, di una tavola pronta per allestire una merenda, di un angolo di relax ed è bello sentire il suono dell’acqua che riempie una fontana.
Quando è ora di rientrare vi coglierà uno strano sentimento, una nostalgia immediata di quest’angolo di pace, dei suoi colori, dei suoni lievi di acqua e di animali al pascolo. Nel scendere lungo la strada che riporta a valle vi può cogliere l’improvviso desiderio di fermarvi di più, perché, ne sono certa, anche la notte a “La Balmo” ha un colore diverso con le mille e mille stelle che possono brillare indisturbate sulle vette lontane.
(C. Reymondo)