Chi bussa?

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Accendo la luce e un attimo dopo qualcuno bussa alla finestrella. È una farfalla, grande. Apro e lei vola dritta sulla lampada. Spengo e cerco di farla salire sulla mano, senza toccarla; toglierle la polvere dalle ali le comprometterebbe il volo.
Mi anticipa e vola sulla tendina della stanza accanto, richiamata dal lieve chiarore della luna.

Finalmente mi sale sulle dita.
È bellissima. Grigia sul dorso, come si conviene a una farfalla notturna, ha una fascia azzurra sulla parte posteriore a nobilitarla, e una piccolissima macchia rossa sulla nuca.
Inferiormente è bianca e nera, a strisce, dipinta come una torta di panna e cioccolato.
La libererò al mattino, in qualche angolo riparato, dove possa attendere tranquilla la nuova notte per volare alla ricerca di un’altra farfalla. Ora potrebbe esserci qualche pipistrello, domani sarà più sicuro, dato che i pigliamosche sono già migrati verso l’Africa.
Il giorno dopo la faccio nuovamente salire sulla mano e esco piano sul balcone; vorrei ammirarla alla luce del giorno.
Non me ne lascia il tempo. Schizza come un fulmine in alto nel cielo, supera il tetto della casa di fronte e scompare verso est.
Come fosse stato tutto un sogno.
E forse lo è stato davvero: inatteso e dolce.

P. S.
Volete il nome? Ha una nomaccio, come spesso ingiustamente accade alle farfalle: Catocala fraxini. Per i non sapienti: catocala del frassino, cambia poco.

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