La neve del Muret

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La vista della neve sulle montagne per chi ama sia l’una sia l’altra suscita nell’animo la voglia di raggiungerla, di sentirla sotto gli scarponi, di percepirne l’odore e di tuffarsi nel silenzio immacolato di cui è avvolta.
Un bell’itinerario per raggiungere la prima neve di novembre, facile e sicuro, è quello che dalla borgata Peirone, nel vallone di Bovile, comune di Perrero, raggiunge su strada sterrata l’alpeggio Muret.
Un bosco caratterizzato dalla presenza di molti larici e pini fiancheggia sempre la strada lasciando intravedere a valle qua e là, ampi panorami sulla val Germanasca.

Man mano che mi inoltro lungo la strada inizio a percepire un odore forte che mi rimanda ai giorni di ottobre e a quelli di prima della pioggia. È l’odore inconfondibile che lascia il fuoco e che l’umidità amplifica. Le prime tracce dell’incendio appaiono in tutta la loro evidenza, macchie color catrame che dalla strada salgono verso il bosco e talvolta si perdono in alto e tu non ne vedi la fine.
Una grande tristezza mi avvolge. Questo luogo è per me un luogo del cuore, dove in estate è piacevole salire con la mtb e ora sarebbe dolcissimo posare i piedi fra terra, neve e acqua. La gioia dell’incontro con la neve, che intanto ha riempito la strada, è contaminata da quel senso di impotenza, di rabbia e forse anche di odio verso chi ha voluto compiere questo scempio. Uno scempio che ha reso difficile la vita dei tanti volontari dell’anticendio boschivo, dei vigili del fuoco, degli operatori su elicotteri e canadair che per giorni e giorni hanno lottato contro lingue di fuoco che salivano e parevano non aver mai fine.
Ora alberi e arbusti pur anneriti paiono volersi risollevare, lottare per rivivere, per regalare ancora a uomini e animali quell’ossigeno che è vita.
La neve è una dolce e pietosa coperta che vuole proteggere questo bosco così offeso, vuole ridargli linfa e coraggio.
Le tracce di qualche animale e la vista di un capriolo quando quasi ho raggiunto il punto più alto dell’itinerario, che non per nulla viene indicato come “belvedere”, mi danno la speranza che davvero una rinascita è possibile e che se non domani ma dopodomani il bosco del Muret rifiorirà nel suo verde e guarderà beffardo verso chi, per stupidità, per malattia o chissà che altro, voleva ridurlo a cenere.
Sul “belvedere” inizia a soffiare un vento lieve che copre il cielo di una bianca velatura e in basso verso la valle nuvole di nebbia salgono. Tutto intorno silenzio e bianco. È bellissima questa neve di novembre.
(C. Reymondo)

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