Sellette

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Il sentiero per avvicinarsi alla meta di oggi si svolge in un bosco su un ripido versante. Percorso insidioso su neve ghiacciata. Non calzo i ramponi e perciò devo essere sempre molto concentrata poiché pietre e rami, invisibili agli occhi sotto lo scarso spessore del ghiaccio, possono rivelarsi micidiali e una caduta in mezzo alla boscaglia non è sempre gradevole. Il pendio diventa sempre più ripido, diminuisce la vegetazione e il vento che ha iniziato a soffiare con maggior violenza rende ancora più rarefatta l’aria. Mi fermo a riprendere fiato e voltando lo sguardo percepisco quanto sia insidiosa questa traccia di salita: là in basso, molto in basso, la piccola piana su cui è adagiato il paese posto alla fine della valle e su in alto il pendio innevato che pare non finire mai. Meglio continuare a salire perché ancora la meta non si vede e non posso permettermi di perdere tempo con queste condizioni atmosferiche che potrebbero cambiare da un momento all’altro. Maledico la scelta di aver lasciato i ramponi a casa. Nello zaino ho le catena da neve ma in queste condizioni è preferibile non fare gesti azzardati. Dovrei trovare un posto dove fermarmi in sicurezza, sfilare lo zaino, con cautela estrarre le catene, rimettermi a posto lo zaino e calzare, in precario equilibrio, una per volta le catene. Tutto questo mentre il vento continua a soffiare con forza. Stringo i denti e decido di salire così. Faccio forza sui bastoncini a ogni passo. Non so quanto tempo trascorra ma all’improvviso intravvedo la meta. Un sordo rombo cattura la mia attenzione e solo adesso mi accorgo che nonostante il vento la temperatura è salita causando in alto la prima di una serie di slavine che, come cascate, piombano sulla bastionata rocciosa. Per fortuna non sono così imponenti da arrivare fin qui. Con un ultimo sforzo raggiungo il pianoro. Ottimo per fissare un campo base caso mai decidessi domani di salire oltre la bastionata. La meta però è raggiunta, quindi niente campo base. Davanti a me le vette del Bric Bucie, della Gran Guglia, del Cornour riempiono lo spazio mentre il vento solleva intorno ad esse nuvole di neve. Finalmente ho raggiunto la bergeria delle Sellette, in una ascensione che pur non essendo invernale, dell’inverno ha tutto: neve, vento, freddo nonostante il sole, slavine e incertezza del sentiero coperto dalla coltre bianca.
Il camminare in montagna permette anche questo: immaginare di essere altrove, pensare in uno stile diverso, divertirsi con le parole. Se fossi stata in qualche luogo himalayano questo racconto avrebbe avuto un senso, vero?
È comunque stata una bella escursione quella di oggi alle Sellette, sinistra orografica del torrente Germanasca con partenza da Giordano e rientro al medesimo villaggio con un percorso ad anello che ha toccato Bout du Col e Ribba, dove per ben tre mesi il sole non invierà i suoi raggi.
All’alpeggio erano due i camosci che si rincorrevano nella neve e mi piacerebbe dire che si sono fermati lì anche quando sono arrivata per scambiare qualche parola ma questo è ancora un altro genere di racconto e forse sono io che avrei voluto parlare con loro per entrare nel mistero della bellezza che ci circonda.
(C. Reymondo)

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