La roccia di Bourcet

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Chasteiran
Chasteiran

A inizio settembre nelle valli si sentiva già il profumo dell’autunno. Qualcuno dirà che è pura suggestione poiché le stagioni “non esistono più”. Salire nel vallone di Bourcet, nel comune di Roure, in quel periodo è stata un’esperienza unica. Pur circondati ancora dal verde si sentiva quella sottile fragranza che poi divenne bosco dai mille colori, nebbia leggerissima, azzurro di cielo terso e alito di vento che fa rabbrividire.
Nella salita lungo l’antico sentiero che dall’abitato di Roreto porta prima a Chezalet e poi a Chasteiran è la roccia che dà il benvenuto con le pareti che accarezzano lo sguardo tutto intorno. E quando il passo sente la fatica della pendenza è ancora sulla roccia che esso si posa. Sentiero costruito con maestria, con l’antica sapienza di questa gente che ha strappato alla montagna angoli di sopravvivenza.

Chezalet
Chezalet

Mi piace ritornare con il pensiero a quella camminata settembrina che mostrava paesini incastonati nel verde boschivo che un tempo era campo coltivato. Le borgate del Vallone sono gioielli di pietra anche se il tempo ha lasciato segni profondi che hanno inciso il cuore stesso degli abitati.
Fu davvero sorpresa grande quando sollevando gli occhi dall’asperità di un sentiero che saliva con stretti tornanti, incorniciata da rami protesi verso il cielo, ecco apparire il campanile della chiesa. Era mezzogiorno e le campane suonarono a lungo, con rintocchi di gioia quasi a celebrare la bellezza della luce che circondava quel lembo di mondo.
La chiesa di Chasteiran posta sulla roccia al limitare del precipizio mi accolse nella sua semplice bellezza. È dedicata alla Visitazione di Maria Santissima. La sua costruzione risale al 1688 ma già esisteva un edificio dedicato al culto nel 1677. All’interno della chiesa, pulita ed accogliente, nel silenzio e nella luce del mezzogiorno inoltrato, pareva di udire le sommesse preghiere di tutti coloro che un tempo abitarono stabilmente il vallone. Una vita difficile ai nostri occhi.
Il vallone di Bourcet conobbe, a partire dagli anni trenta, un lento ma inesorabile abbandono delle case. La speranza di una vita meno grama indusse uomini e donne a lasciare campi e abitazioni per scendere a valle. Il vallone divenne silenzioso.
È storia recente la riqualificazione di Chasteiran che è davvero un grazioso borgo, con i suoi angoli fioriti e la bellezza degli edifici. Ciò che mi colpì in quel settembre recente però fu che oggi, come tanti anni fa, la raccolta delle patate assume un significato particolare. È il legame antico con la terra che restituisce all’uomo i frutti della fatica. È stato bello ascoltare chi quelle patate le aveva piantate, accudite e poi raccolte. Di ognuna di esse quasi sapeva la storia e la mano era delicata nel sollevarle e mostrarle.
Lungo il sentiero del ritorno raggiunsi le strette gole dove due ponti in legno permettono il superamento del rio. In alto il regno della luce, del sole, della vita. Nelle gole era fragore di acqua, tenebra nascosta, crepuscolo. Ricordo che provai il desiderio di risalire, di ritornare lassù dove le campane suonavano a festeggiare il giorno.
(C. Reymondo)

Il campanile di Chasteiran
Il campanile di Chasteiran

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