‘Foglica’

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Salice delle capre
Salice delle capre

Quando cade la neve si dice che nevica.
Quando cade la pioggia si dice che piove.
Facile. Si prende un nome, neve o pioggia, se ne aggiunge un pezzo e se ne fa un verbo, per indicare un’azione in termini semplici, brevi e immediati. Per evitare una perifrasi. Geniale.
E quando cadono le foglie?
Niente, ci vuole la perifrasi. ‘Foglica’, da ’foglicare’, non c’è, non esiste. Nessuno ci ha mai pensato.
E dire che tra la caduta della neve e quella delle foglie i nessi ci sono e sono tanti.
In un caso come nell’altro si sente il fruscio: fine sottile sottile quello della neve, ma continuo da sembrare una musica, come quella dell’aria o del vento quando non è troppo forte; il fruscio delle foglie è un po’ più sonoro, e più vario, perché le foglie sono molto diverse le une dalle altre.
I fiocchi pressappoco sono tutti uguali, ma quanta differenza tra una fogliolina di faggio e una di acero montano!
Per la musica della neve serve un’orchestra, che suoni sempre piano pianissimo, ma sempre orchestra è.
Per le foglie invece ci vuole un quartetto, che dia voci ben distinte a ciascuna foglia, un quartetto veloce, perché le foglie, quando suonano, cadono in tante assieme, leste e impazienti ciascuna di dare la sua nota, se no la musica viene fiacca e fiappa, e non è più musica.

Tiglio
Tiglio

Infine il suolo.
L’effetto è uguale. La neve fa tutto piatto e bianco, nasconde i particolari anche se è alta poco. E pure le foglie, coprono il suolo sottile sottile a farlo piatto, ma il tappeto non è di un unico colore, ne ha cento, tutti diversi e tutti simili, perché l’insieme sia gradevole e magico, tanto quanto il mantello della neve.
Non siete d’accordo?
Allora si vede che non siete mai stati in un bosco quando arrivano i primi freddi; verso mezzo giorno, quando quasi sempre si alza un po’ di brezza e le foglie, intiepidite dal sole, partono a frotte fitte fitte verso terra. Quando ‘foglica’, insomma. Lasciatecelo dire.

Frassino

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