Definizione corrente per una delle manifestazioni più belle cui possa capitare di assistere a chi va, o a chi vive, in montagna.
Mare di nebbia. Banale, ma trovare un nome più appropriato è difficile. Si potrebbe soltanto aggiungere qualcosa, mare di nebbia ondulato, agitato, mosso e giù a dire sciocchezze per cercare inutilmente una soluzione che non c’è.
Com’è normale per le cose belle, ancor più per quelle tanto belle. Come i sogni. Come le magie delle fate. Come le dolcezze più dolci della vita.
Forse bisognerebbe tacere e basta; gioire di esser lì e nulla più.
Così facendo però non si renderebbe nessuno partecipe della meraviglia, e una meraviglia non condivisa è meno meraviglia.
E allora dai, parliamone, del mare di nebbia.
Che somiglia a un mare perché è pianeggiante ma non piatto: le nebbie e le nuvole sono mosse, come le onde.
Somiglia a un mare perché c’è il blu, ma rovesciato: col mare il blu sta sotto, qui è sopra.
Sembra lanuggine, schiuma tenerissima da far venir voglia di andarci sopra a giocare, tanto dev’essere morbida.
O panna, panna montata, che soltanto a guardarla ti viene l’acquolina e voglia d’allungare le mani per assaggiarla.
Somiglia a un mare, col sole e con il blu, ma più bello, perché oltre alle onde ci sono i colori. Niente o poco verde, è vero, ma le tinte calde, dal giallo al rosso all’arancio, sono tanto vive e ben spalmate che non ne senti la mancanza.
Si potrebbe continuare. A inventare e rischiare – se già non lo abbiamo fatto – di raccontare sciocchezze.
Rimane un’unica soluzione.
Il tuo mare di nebbia descrivitelo tu, meglio, vivitelo coi tuoi occhi, con la tua pelle, col tuo cuore.
E’ il più bello.
Il mare di nebbia
on 8 Dicembre 2018
con
Nessun commento