‘Lou Gran Courdoun’

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Pilastri enormi

Salire a Comba Molino, luogo facilmente visibile percorrendo la strada della Val Germanasca, significa ritornare indietro nel tempo quando sui pendii della valle transitavano i carrelli del talco appesi ad una grande fune, un “gran courdoun”.
Comba Molino si trova sulla destra orografica del Germanasca ed è caratterizzato da un edificio bianco visibile fin dall’abitato di Chiotti. Dal piccolo paese di Trossieri questa costruzione si vede benissimo e ha accompagnato il mio sguardo di bambina creando domande e curiosità. Il desiderio di salire fin lassù è stato il chiodo fisso. Impossibile da realizzare fino a qualche tempo fa perché la vegetazione prepotentemente aveva cancellato i segni del sentiero ora è invece stato possibile. Il prezioso lavoro dei volontari che amano questi luoghi ha ripulito il sentiero. Il momento ideale per questa escursione è la primavera o l’autunno e proprio in una giornata di mezzo aprile ho visitato Comba Molino.
Raggiunto il villaggio di Grangette, nel comune di Perrero, si sale a Pomarat dove trovare un posto leggermente in piano è impresa ardua. Le mute case del paese racchiudono in ogni pietra, in ogni trave una storia, piccola, semplice. È la storia di tante persone che qui hanno vissuto, lavorato e cresciuto i figli.
Poco oltre, sulla destra, contrassegnato da un segno rosso-bianco, parte il sentiero per Comba Molino che offre sguardi panoramici profondi sui versanti della Valle.
All’improvviso, alzando gli occhi, l’edificio bianco assume i contorni di qualcosa di vero.
La grande porta che si intravvedeva dal basso della valle è lì, davanti ai miei occhi. Alle spalle un’altra grande porta, la bocca di un gigante.
Nell’edificio resti di attrezzature di legno e di metallo. Pilastri enormi che salgono verso il cielo. Persino un chiodo infisso nel muro è gigantesco.

Muri

Non è la casa di un gigante. È una stazione di quel grande impianto di trasporto del talco che venne costruito nel 1893. Partiva da Sapatlè, a Prali, a quota 2.043 metri e scendeva a Perrero, al Ponte della Vecchia, la cui stazione è visibile poco prima dell’abitato di Perrero, a quota 800 metri circa. Un’opera incredibile, geniale per quei tempi. Fortemente voluta dal conte Enrico Brayda azionista di maggioranza della società italo-inglese “Talc and Plumbago Mine Company” essa prevedeva un sistema misto di trasporto a valle del talco con teleferiche e decauville.
Ecco in breve il percorso: da Sapatlè con decauville il talco raggiungeva la stazione di Colletta Sellar; da qui con teleferica scendeva a Malzas dove ancora con decauville arrivava alla stazione di Punta Croc e da lì la teleferica lo portava alla fermata intermedia di Comba Molino dove doveva essere trasferito su dei vagoncini spinti a mano per poi scendere con teleferica fino a Perrero.
L’impianto veniva chiamato in più modi. Tralasciando quelli tecnici mi piace ricordare quelli popolari: “Lou Gran Courdoun”, “La funicolare del Conte Brayda”, “La braida”.
Dell’impianto, smantellato nel 1963, rimangono ora i ruderi. Emanano un fascino incredibile e sanno parlare a chi vuole ascoltare di una storia fatta di lavoro e tecnologia, di arte e scienza, di amore e fatica.
A Comba Molino provate a chiudere gli occhi, per percepire il buio. Intorno a voi un vociare festoso. Fa un po’ freddo. È autunno. L’autunno del 1893. Il 23 ottobre 1893. Le luci delle torce illuminano ciò che rimane del giorno. Il conte Enrico Brayda sale su una “bënna”, il carrello sospeso, si sistema per benino al suo interno e dà l’ordine di farlo scendere. Arriva al Ponte della Vecchia sano e salvo. Il Gran Courdoun è stato inaugurato.
(C. Reymondo)
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Chiodo gigantesco