Siamo in estate. Da ieri.
Almeno ufficialmente, secondo la tradizione, che vuole si inizi il 21 di giugno. In barba al calendario astronomico che a volte varia le date.
Quasi non ce ne siamo accorti.
Un po’ perché siamo distratti. Un po’ perché fin qui il caldo non è stato poi così soffocante, e un po’, soprattutto, perché non ci siamo accorti della primavera. Non c’è stata.
Le montagne sono colme di neve, bianche, non brune com’erano questo inverno. Neve di primavera. Sarà ottima compagna per l’estate e i torrenti saranno riconoscenti e belli ancora per un po’.
Saranno felici anche i proprietari delle centraline, ma di questo non ci importa molto.
Meno felici, invece erbe e piante, animaletti e bestioline. Devono fare tutto in brevissimo tempo: nascere, crescere e riprodursi in un lampo, perché la stagione è avanti, fugge veloce; tanto in fretta, devono fare, che spesso non abbiamo il tempo di accorgerci di loro.
Peccato. Ci mancano le farfalle, e pure la gradualità dei fiori, ognuno a suo tempo, per il giusto tempo, nel giusto luogo. Ci mancano le fragoline di bosco col loro profumo e i lamponi, e pure i mirtilli che, lo sappiamo già, non ci saranno. Perché quest’inverno, senza neve, è seccato tutto.
Ma adesso siamo in estate. Non ci sono dubbi: l’ha attestato Google e per le strade l’epidermide umana esposta è aumentata notevolmente nelle ultime settimane, come sono cresciuti di numero i motociclisti, quelli educati – tanti – e quelli meno.
Siamo in estate, e tanto deve bastare.
Possiamo soltanto aggiungere: buone vacanze. Soprattutto ai più piccoli.