Chi tira le pigne?

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Crociere maschio

Il sentiero che da Serremarchetto conduce al monte Cucetto non è difficile, ma molto ripido. Di questi giorni poi, dopo il gran vento che c’è stato a fine dicembre, lunghi tratti infossati sono colmi di foglie di faggio. Perché per lunghi tratti il sentiero attraversa delle splendide faggete. Non molto grandi, gli alberi, il terreno è povero, ma per questo sono contorti o cresciuti a gruppi, come autentiche sculture di natura.
Una meraviglia.
Sotto le foglie secche però, le pietre, molte mobili, non sono scomparse, così che quasi ad ogni passo il piede, posato alla cieca, scivola chiamando a una faticosa correzione chi passa. Normale dunque, ogni tanto, fermarsi a rifiatare.
Oltre la faggeta, prima delle praterie, ecco una breve striscia di pini. Qui le foglie non ci sono più, ma il sentiero è zeppo di piccoli ciottoli e a tratti ghiacciato, perché è ancora presto e il sole è spuntato da poco.
Come dire che cambiano gli addendi ma non il risultato.
Ci fermiamo un attimo sotto un pino.
Improvvisa cade una pigna. Non ci facciamo caso, ma eccone un’altra: quasi non la notiamo. Poi ancora e ancora: scendono pigne come gocce di pioggia, come qualcuno scuotesse i rami; piccoline, poco più d’una castagnetta asfittica.
Finalmente ci riabbiamo dalla fatica e pure dai nostri pensieri.
Chi è il burlone che tira le pigne? rimuginiamo tra noi. Sarà uno scoiattolo…
Usciamo dall’ombrello dei rami ed ecco il responsabile, anzi, i responsabili: un gruppo di crocieri, con assieme qualche cincia dal ciuffo, qualche cincia mora e anche una cinciallegra.
Sono loro i lanciatori di pigne: i crocieri.

Crociere femmina

Ci ignorano e si lasciano guardare.
In questa stagione si riuniscono a gruppi, senza un suono, loro che nel resto dell’anno sono particolarmente ciarlieri, e scelgono un pino di loro gradimento. Col becco a forbice, poi, tagliano a metà le squame delle pigne per estrarne i pinoli di cui si nutrono, e in questa operazione ogni tanto una pigna si stacca e cade. Oppure, semplicemente, finiti i pinoli di un cono, lo buttano, così come si butta il torsolo d’una mela quando abbiamo terminato di rosicchiarla per benino. Ecco spiegata la pioggia di pignette.
Le cince non si dedicano ai pinoli, ma in inverno stanno in gruppo, anche con altre specie, per farsi coraggio e trarre forza dall’appartenenza a quella comunità.
Un bel insegnamento per gli umani.
Li abbiamo osservati un bel po’ gli amici crocieri, verde oliva le mamme e rosso vivo i papà. Indaffaratissimi a cavar pinoli.
Poi di colpo son partiti, tutti assieme, come ubbidienti a un comando o a un segnale a noi sfuggito.
E non li abbiamo più visti.
Siamo ripartiti anche noi su per la nostra ripida salita.
Ma con un sorriso in più.

Cono di pino silvestre