La farfalla del rio

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Il lago stagionale dell’Assietta

L’Assietta, la ‘testa’ e il colle, su in alto sullo spartiacque tra Val Chisone e Val Susa, circa sulla verticale che divide i comuni di Usseaux e Pragelato, è nota per le vicende storiche di cui è stata testimone. La battaglia tra Piemontesi e Francesi del 1747, in particolare.
Singolare destino di alcuni luoghi: se non vi fossero morte migliaia di persone nessuno parlerebbe di loro. È la guerra ad averle rese famose; qui la parte vincente celebra la vittoria, quella perdente commemora.
I Piemontesi all’Assietta celebrano, e tutto il resto passa in secondo piano.
Il luogo in verità non è caratterizzato da bellezze particolari: niente alberi e poveri i prati che debbono accontentarsi d’un terreno arido, pietroso e avaro. Pure le rocce sono anonime. Unico gioiello, più in basso rispetto alla zona delle celebrazioni, un laghetto stagionale poco profondo. Poco più d’uno stagno,
ma con il pregio di riflettere le montagne dell’altro versante.
Bisogna scendere ancora per ritrovare l’acqua, questa volta corrente, viva e palpitante.
Sotto la bergeria, fattoria alpina d’alta quota.
La grande conca dell’Assietta raccoglie la neve e la conserva, per così dire, nel sottosuolo, per rilasciarla poco alla volta ad alimentare ruscelli e sorgenti.
Dapprima l’acqua che sorge è timida e poca. Sperduta.Questione di poco ed eccola cresciuta. Un attimo dopo è più grande, ormai è un ruscello quello che si fa strada verso valle cantando. S’attraversa facilmente con un salto. Per poco.
L’acqua, senza che te ne avvedi, senza che sia dato capire da dove arriva, cresce in continuazione. Ora superarla richiede attenzione e bravura. Intanto si scende.

Gran Cerogne

A destra i resti delle antiche bergerie dell’Assietta, Gran Cerogne, osservano dal tempo dei tempi, diroccate ma fiere, dalla loro piazzuola sull’orlo del precipizio.
L’acqua supera il vuoto con una serie di salti. Noi tagliando la parete rocciosa scendendo con cautela per il ripido sentiero. Fino ad una effimera pianura, dove compaiono i primi larici, costruita dal ruscello qui ormai torrente. Non si attraversa più, a meno di togliersi gli scarponi e fare conoscenza con l’acqua gelida, l’acqua dell’Assietta.
Sempre giù, si corre in uno scroscio continuo, tra i colori dei fiori e i profumi della montagna.

La cascata di Gran Cerogne

Ecco un grumo di case: alcune rinfrescate, con tatto e con gusto, altre diroccate, abbandonate, dimenticate; forse non hanno più figli. Siamo a Cerogne.
Intanto all’orizzonte ecco la Valle del Chisone dove sta andando, assieme a centinaia di fratelli, il nostro torrente.
Nessuno parla mai di lui, di quest’acqua splendida gelata che scende dai luoghi della storia dove si celebra la Vittoria.
Lassù c’è un monumento, qui nulla. Nemmeno una piccola targhetta con sopra ‘Rio dell’Assietta’. Né qui né presso nessun altro dei fratelli del torrente che ci ha fatto strada verso il basso. Nessuna scritta per loro.
Forse perché nulla può celebrare degnamente tanta bellezza, forse perché siamo troppo disattenti e non ce ne accorgiamo.
Come la farfalla che si riposa sui fiori. Una Mnemosine, Parnassius mnemosyne, non comune, parente della più conosciuta Apollo – Parnassius apollo. Raramente la si scorge, e per pochi giorni l’anno. Un tesoro inatteso di sorpresa e d’incanto.
Che sia lei incaricata di segnare il luogo, senza ricorrere a dozzinali targhette, per dire a chi vuol sentire che quello è il Rio dell’Assietta?

Mnemosine


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