Il volto dei Padri

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Rodoretto. Comune di Prali, alta Val Germanasca.
Fin che non gli sei addosso non lo vedi. Il vallone che lo ospita, branca laterale di quello principale che scende dal Gran Queyron, dalla Gran Guglia e dal Lago Verde, è stretto. Da sotto non diresti nemmeno che esista.
Poi, risalendo, le due sponde si allargano e la terra si allontana in altezza e lontananza, a mostrare la maestosità della montagna che conduce al Colle di Rodoretto.
Noi ci fermiamo molto prima. Le case sono sulla destra per chi sale e occorre torcere il collo per vederle.
Quando finalmente le hai scoperte e vai loro incontro, il mondo si apre d’incanto, a mostrare sole e luce e gli orizzonti spalancati verso il basso della Val Germanasca che scivola verso quella del Chisone.
Tante case, moderne e abitate, con quel che di bello ciò comporta: vita, suoni, e fiori d’autunno; giocattoli di bambini sull’uscio in attesa che i piccoli rientrino da scuola; qualche persona, anziana, che risponde gentile al saluto dello sconosciuto che arriva. Terra ospitale, Rodoretto.
Tante case moderne con quanto di meno bello ciò comporta: su tutto una rete aerea ossessiva, innervosente, asfissiante; sembra che lì le autorità elettriche si siano divertite a deturpare il cielo.
Guardi altrove.
Due luoghi del Signore a Rodoretto. Chiusi. Una chiesa cattolica e un tempio valdese. Entrambi gialli, come li avesse dipinti la stessa mano. Con uno sguardo li abbracci tutti e due.
Sul muro laterale della chiesa cattolica, dedicata a San Lorenzo, una lapide ricorda i figli di Rodoretto caduti nella Grande Guerra.
Tristezza. Riconoscenza.
Anche occasione per scoprire le effigie degli antichi abitanti, di chi quei luoghi ha fatto umani col lavoro tanti anni fa. I volti dei Padri.
Davanti ai luoghi sacri poco o nullo lo spazio; difficile trovarne in un posto tanto scosceso.
O forse è stato fatto apposta, così che le chiese fossero più strette alle case e Dio più vicino agli umani.
Certamente quando furono costruite erano sempre aperte, e la vicinanza con gli uomini era reale.
Non soltanto per pregare – non è indispensabile una chiesa per farlo – ma forse per creare unione, fratellanza. Solidarietà.
Senza pretendere di rifare altrove la storia bella di Rodoretto, forse si potessero disseminare le città di piccole chiesette gialle strette tra i palazzi e le case, magari aperte sotto cieli puliti senza ragnatele di fili, chissà se agli uomini riuscirebbe d’essere un po’ più umani…

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