Le carte di San Giusto

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Lasciato Roure alle spalle, dopo breve tratto di salita ecco Mentoulles, adagiata sulla sponda sinistra del Torrente Chisun.
Mentoulles – frazione di Fenestrelle – è un centro abitato con dapprima grandi case moderne e poi con il centro storico bello, con stradine strette ma non strettissime, e mille particolari che stuzzicano gli occhi a cercare.
Mentoulles abbraccia con lo sguardo a valle il Monte Malvicino con la sua gobba rotonda e a monte le propaggini severe del Monte Albergian, spesso celate nelle nebbie estive di calura.
Un ruscello che scende spericolato e verticale funge da confine e protezione alle antiche case. Sulla sua sponda un lavatoio con una bella signora a lavare i panni. Ma se ti avvicini scopri che è un inganno, che la signora è un pupazzo posto lì a ricordare che un tempo i panni si lavavano fuori casa, senz’acqua calda, tutto l’anno, anche col ghiaccio.
Mentoulles di tempo ne ha visto correre tanto, dal 1600, così da conoscere le storie umane e quelle di quella terra e poterle raccontare. Negli angoli delle case, nelle strutture delle porte curate e levigate dall’uso e dal vento, nelle scritte che qua e là ricordano che lì la lingua madre è il patois.
La meisòn ‘d peirin e meirino, la casa di padrino e madrina, racconta un legno sospeso sopra un uscio, dove con quei termini non si indicano le funzioni religiose di due persone, ma la loro età probabilmente avanti e la loro conoscenza e saggezza. Due persone ascoltate e rispettate, che non abbiamo incontrato ma che ci piace immaginare belle, solari e aperte, come lo è Mentoulles nella valle. Come lo erano un tempo i vecchi che potevano vivere la loro età col loro tempo, come la vivevano veloci i bambini, avviati presto al lavoro ma mai privati della loro fanciullezza, del loro essere bambini.
Le strade sono deserte, le vacanze sono terminate; il canto qua e là di alcune fontane coccola i pensieri, nulla turba la quiete, nulla inquieta la vista o l’udito. Fino ad un grande spiazzo improvviso, colmo di sole a mostrare un grande campanile rizzarsi prepotente dietro i tetti, deturpato alla vista dalle solite linee elettriche senza rispetto. Le campane di San Giusto e, qualche passo dopo, la chiesa, anzi, il priorato. Che Mentoulles è luogo importante per la religione cattolica.
L’entrata è al fondo d’un percorso chiuso tra mura, da est, e la chiesa si estende da nord a sud, così che occorre un attimo per comprenderne le struttura, per immaginarne i percorsi e la vita.
Distrutta da una valanga nel 1887 e ricostruita nel ’95, forse deve a questo il suo singolare sviluppo geometrico.
L’importanza del luogo, tuttavia, non è legata agli archi di San Giusto, impossibili da mirare come in tutte le chiese cattoliche, sempre chiuse salvo che durante le funzioni religiose, con l’eccezione delle chiese della Val Germanasca, sempre aperte, come se lì Dio fosse più ospitale verso i viandanti; l’importanza è data dall’archivio storico che quelle mura proteggono. Uno scrigno. Un tesoro prezioso immenso. Un luogo di memoria della valle da quando questa è stata umana. Mezzo millennio custodito in pochi metri quadri. Una meraviglia, un miracolo di quelli che raramente succedono agli umani ma di fronte ai quali è bene togliersi il cappello e chinarsi.
Quanti documenti, quante annotazioni immaginiamo. Quante mani li hanno toccati, rimessi a posto con cura, conservati; quanti occhi li hanno scorsi; quante preziose notizie si sarebbero perse senza di loro.
Poco lontano dalla chiesa, presso una fontana punteggiata di fiori, un murales con su una ragazza in costume locale – une fillhe en coustoum – ricorda e annuncia quei documenti ingialliti e preziosi che riposano sicuri lì vicino.
Per il resto nessun cenno alla storia conservata. Non c’è tempo, la storia è lenta. Viaggia con i tempi del sole e delle stagioni; viaggia con ritmi naturali. Non interessa in civiltà di fretta e corsa.
Al fondo del cortile della parrocchia, in un cantuccio riparato dal verde, un affresco, un’ultima cena; accanto un po’ di posto per sedersi e una scritta: ‘bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l’anima’, (Tonino Genre).

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