Vola!

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Si fa un gran parlare di clima impazzito.
Perché viviamo una siccità eccezionale, nulla di simile da 70 anni; che ci tocca da vicino, direttamente, ci sbatte sul muso senza riverenza alcuna; ai poveri come ai ricchi, ai furbi come ai fessi, a chi è cosciente e a chi dorme beato i sonni del babbeo.
Mille segni lo predicevano, da anni; ma quando qualcuno sussurrava che stavamo andando a sbattere veniva preso per matto e disfattista: contrario allo sviluppo! Fissato!
L’uomo, senza saperlo, è seguace di San Tommaso: se non tocca non crede, e spesso non basta.
Così adesso crolliamo dal pero e ci lamentiamo.
Uno dei mille segni stava nelle farfalle, creature per le quali nutriamo un incondizionato affetto; anche per i loro bruchi.
Anno dopo anno diminuivano. Perché era troppo umido, troppo secco, troppo calda la primavera o troppo fredda. Casualità, ci veniva detto, oppure che eravamo disattenti e, appunto, fissati.
Intanto di farfalle, tolte le cavolaie a divorare cavoli e cavolfiori, se ne vedevano sempre meno.

L’incontro con una macaone – Papilio machaon – lo segnavamo sul calendario, l’avvistamento d’una podalirio – Iphiclides podalirius -lo segnalavamo agli amici, ora, località e data, che potessero anche loro tentare la buona sorte di vederla. Rare le aurore – Anthocharis cardamines – a inizio primavera e, degli assembramenti di icaro – Polyommatus sp. – sui margini umidi dei sentieri montani, restava sfocato soltanto il ricordo; come pure delle riunioni nuziali sui fiori di erebie – Erebia sp. – a luglio.
Figuratevi dunque la gioia e lo stupore quando l’altro giorno a Serre Marie, Fenestrelle, abbiamo incontrato una apollo – Parnassius apollo. Parecchie! In volo velocissime di fretta. A tratti sbattute qua e là dalla brezza robusta di montagna. In verità l’apollo non era scomparsa, ma vederne così tante era fatto del passato.
È il caldo di questi giorni, ci siamo detti; per un meccanismo che ci sfugge le ha favorite ed eccole in volo.

Soffia, dicevano i balenieri. Vola, vola, esclamiamo noi molto più modestamente.
Sono pesantucce, non leggiadre come per definizione devono essere le farfalle, un po’ pasticcione, si sente il rumore delle ali quando si ingarbugliano negli steli fioriti, ma sono bellissime.
Come soltanto le farfalle sanno essere.
Che siano messaggere degli dei, o addirittura della Natura, divinità suprema, inviate a dirci ancora una volta che stiamo andando a sbattere? Proprio come loro negli steli? Solo che loro non si ammaccano mentre noi ci spappoliamo…
No, non è possibile, il nostro pensiero è irrazionale, non è scientifico.
Però ci piace un sacco, ci dà un po’ di speranza.
E allora, per favore, lasciatecelo coccolare questo pensiero…
Così sbatteremo contenti!