Passi

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Soucheres basses è la prima borgata di Pragelato che si incontra risalendo la Valle del torrente Chisone. Metà per parte dell’acqua. La più antica sulla destra, collegata all’altra e al mondo da un moderno ponte in cemento armato. Lì vicino dall’alveo s’alza un pilastro snello e altissimo, probabilmente l’appoggio di un precedente ponte in legno. Vecchio e moderno, in gara tra loro, uno pensionato a testimoniare la storia, l’altro attivo a guardare dall’alto l’acqua che corre, a sostenere i passi di chi da una riva va all’altra.
Le case sulla sponda destra sono grandi, belle d’una architettura montana d’altri tempi attrezzata per affrontare il freddo, per tenere unite le genti.
L’ora presta offre silenzio al visitatore. Le biciclette aspettano chi le animi, nessuna voce, tutto sembra dormire in attesa dei turisti che presto riempiranno di suoni, e pure di urla, gli antichi vicoli.
Fiori ovunque – anche nei vecchi scarponi dismessi ma non buttati – nei modi più diversi a dire buon giorno e benvenuto a chi giunge.
Perché nulla come un fiore, o un sorriso, ben accoglie chi arriva.
Passo dopo passo le stradine si snocciolano senza un’apparente geometri precisa, si passano l’un l’altra la gente, così che la stessa scena s’offre da diversi punti a mostrarsi nuova a suscitare sorpresa.
Anche una gradinata concorre al gioco e mentre sali i gradini, quasi per caso, perché gli occhi li avevi a terra a non inciampare e sulle finestre a cercare un volto dietro le tendine, ecco un campanile, che proprio non t’aspettavi. E con lui una chiesa e sulla piccola piazzetta che l’accompagna una fontana in pietra con le insegne del luogo.
Difficile allontanarsi, scostare la vista, cercare altre sorprese nelle stradine strette che convergono sulla piazzetta, anche se ti accorgi che da molto sei lì fermo a indugiare.
Perché le cose belle ammaliano, calamitano il cuore, lo incatenano e lo trattengono per continuare il gioco, la corsa degli occhi sui fiori, sugli scarponi che rivivono conservati a seconda vita con riconoscenza per i passi sostenuti.
Passi, incedere lento, a piedi, a tempo d’uomo, a tempo di sole a scandire l’ora, senza fretta ma preciso per arrivare in tempo alla metà.
Passi, per scoprire Soucheres basses in una mattina di tarda primavera, quando i suoni ancora vanno in sordina.
Passi, moderni uguali a quelli antichi. Umani.
I più semplici. I più belli.

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