Di buon cuore

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La terra è calda giusto, sulle valli è pure piovuto, non tanto ma quanto basta, la stagione è quella, la luna è propizia. Se non abbiamo dimenticato nulla siamo in tempo di funghi.
Di Bulei, diceva la mia gente, e qualcuno lo dice ancora, dove con bulei si indicavano i funghi porcini, perché tutti gli altri non contavano, non erano nemmeno presi in considerazione.
Tempi di vacche grasse. Di tanti bulei, a tempo e stagione, che era scontato fossero saporiti e profumati. Deposti sul tavolo appena arrivati dalla raccolta perché tutta la famiglia li potesse ammirare prima di finire nel fresco della cantina, col loro aroma riempivano la stanza, e la sera era una scorpacciata di Bulei panà, funghi porcini fritti.
Altri tempi.
Lo scorso anno il rito non s’è quasi consumato. Stagione infausta.
Che succederà quest’anno?
Dopo la tremenda siccità, dopo la calura africana, dopo che molte sorgenti si sono prosciugate, ce la faranno i bulei a tornare a farci felici?
Lo meritiamo?
Noi che siamo indifferenti al grido d’aiuto della terra, che ci permettiamo di continuare a coltivare guerre, noi che insistiamo a dividere le persone in ‘degne’ e in ‘un po’ meno importanti’, o non importanti per niente, come io da bambino dividevo i funghi in bulei e non bulei, lo meritiamo?
Se dobbiamo essere sinceri pensiamo di no.
L’altro giorno però un uccellino ci ha detto che i bulei sono creature buone, di cuore intendo; che dimenticano facilmente i torti e amano il bene; che se possono fare un favore a qualcuno… ne fanno due.
Il contrario degli umani, insomma.
Se l’uccellino ha ragione allora qualche speranza c’è.
Perché la terra è calda giusto, sulle valli è piovuto, la stagione è quella, la luna è propizia.
E perché i bulei sono di buon cuore.
Dimenticavo: le immagini sono dello scorso anno…

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