Corre lesta

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Salice delle capre
Salice delle capre

Non siamo ancora in Primavera, lo sappiamo. Manca quasi un mese.
Le giornate tiepide anticipate, però, ce la ricordano ogni giorno, e ogni giorno ce la fanno sentire più vicina.
Senza parlare dei fiori. La poca neve è appena sciolta che appaiono i campanellini; a volte, fianco a fianco con la neve. E le primule? Le più coraggiose han fatto capolino dalle foglie secche già a dicembre, autentiche pioniere; ma è di questi giorni il loro arrivo in forze, non ancora da trionfo, perché sanno che la neve può tornare improvvisa a coprirle, però sono già rigogliose a macchiare qua e là di giallo il marroncino uniforme dell’inverno in agonia.
I denti di cane offrono l’unico rosa delicato del momento, a ricordare i ciclamini, e a gareggiare con loro quanto a delicatezza e bellezza, a dispetto dell’orrendo nome.
Dove la terra è povera e nuda, con nemmeno qualche filo d‘erba a ripararla o qualche foglia secca, spicca, col suo giallo tuorlo d’uovo, il tussilago, per stupire chi osserva con la sua tenacia e con la sua insolita bellezza.
Non scordiamo le viole, prima quelle improprie, candide più della neve, e poi quelle viola scuro, che certificano l’arrivo certo della bella stagione.
Nemmeno possiamo dimenticare le scille, a occhieggiare d’azzurro chiaro tra le pieghe del tappeto di foglie dello scorso anno.

Denti di cane
Denti di cane

Tutti raso terra i fiori novelli, a raccogliere il calore nelle conche della terra dove non passa la brezza che sa ancora di ghiaccio.
Non tutti, in verità.
Il salice delle capre è alto e stampa il giallo dei suoi fiori, quelli maschili, nel blu profondo del cielo, ventilato e pulito dal freddo non ancora del tutto sciolto.
Anche il nocciolo espone da tempo i suoi fiori, sempre maschili, giallo altrettanto e più di quelli del salice; i fiori femminili saranno rosa brillante scuro, invece, ma verranno più tardi, quanto il tepore sarà saldamente al comando; da loro dipendono le nocciole: con la vita di domani non si può scherzare, non si possono correre rischi.
La Primavera corre lesta, sale di quota di alcune di decine di metri al giorno. Deve fare in fretta se vuole arrivare in tempo, a giugno, sulle montagne più alte a svegliare tutti.
Così possiamo rincorrerla, e godere dei primi fiori più a lungo, inseguendola nella salita verso il lontano cielo.
L’immagine del primo campanellino però rimane salda nella mente, anche se tutti gli anni uguale, e nessuno la può superare.
Tranne forse le farfalle.
Ne parleremo un’altra volta, quando si mostrerà la prima bianca Aurora macchiata d’arancio. Ancora qualche tempo…
Bisogna pazientare.

Campanellini
Campanellini