Estate tempo di sole. Ma non in questo bislacco 2014, neppur bisestile, soltanto strampalato.
Estate tempo di pioggia, dunque, e di nebbia quando va bene.
E allora, dato che al tempo non si comanda – meno male – tanto vale cantare le bellezza pure della nebbia (la pioggia la prossima volta), che è pur sempre una cosa che fa bello il mondo.
È dolce la nebbia, come un guanciale, un piumino che avvolge, che sfiora e non tocca, una coperta, un riparo sotto cui è dato sognare.
È viva la nebbia, discreta, timida e bella; per questo nasconde se stessa ed il mondo, rispetta chi copre e protegge, che sguardo non passi a carpire segreto, e non vuole rumori a disturbo dei sogni.
È coraggiosa la nebbia, non teme luce né buio, vola di giorno e di notte, continua cammina e si sposta: come un nido è la nebbia, un grande nido che accoglie e protegge.
Ha sapore d’acqua la nebbia, a volte di mare, ché ovunque può andare; ha sapore di neve e di vette, di fiumi tortuosi, di pianure incantate e di valli nascoste, ché nessun luogo è ignoto alla nebbia.
Non ha voce la nebbia, attutisce ed i suoni rende sottili, ma lo stesso puoi sentirla cantare, perché dona voce alle piante e ai sassi e alla terra e a tutto, per chi vuole sentirla narrare.
Racconta alla pelle, delle labbra, del viso e delle mani, e porta discorsi fatati, fiabe di terra, racconti di fonte, poesie del vento, storie del cielo, ché ovunque passando tutto sente e osserva e ricorda, e qualcosa raccoglie per poterla narrare.
La nebbia è sogno ed amica, culla, riposa e fa volare, intanto che racconta di terre, di valli e di monti, di vette, di vento e di neve, di fiumi, sorgenti e di mari. Ed è bello, a occhi chiusi, ascoltarla e sognare.