Un’altra volta

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La Caserma del Gran Seren
La Caserma del Gran Seren

Qualcuno lo chiama Gran Seren, altri Gran Serin. Preferisco il primo. Perché in piemontese Gran Seren significa “Grande sereno” e sereno è caratteristica del cielo, quando è tutto blu, quando cioè è la cosa più incantevole del mondo. E sereno, ancora, è uno stato d’animo, di chi è in pace, con se e con gli altri.

Stride, dunque, scoprire cha al Gran Seren i padri hanno costruito una caserma, e stride ancor di più scoprire che poco più in là, verso la cima della Val Chisone, c’è un forte. Al Gran Seren, dove si dovrebbe essere in pace, con se stessi e con tutti.
Ma è bene rispettare i padri. Anche studiarli, è bene. Per non ripeterne gli errori.
La caserma del Gran Seren è immensa, fatta tutta di pietre, ad arco, a volta, a muro, a pozzo, a gradinate, a piccole torri. Pietre messe assieme con arte certosina. Con arte dimenticata.
Tutta diroccata, senza traccia di tetto a difenderla; eppure forte a sfidare il tempo e l’incuria dell’uomo che quei muri dovrebbe accudire e rispettare, perché parte della sua storia. Perché segno di lavoro e sofferenza.
Forse la caserma è senza tetto in virtù di qualche sciocco trattato, voluto e firmato da chi non ha mai preso in mano un martello, mai provato a mettere due pietre una sull’altra.
Quelle pietre le hanno messe assieme, con tanta sapienza, i miei padri, quelli veri, quelli con gli zoccoli ai piedi, che non sapevano leggere e tanto meno scrivere trattati schiocchi e pure firmarli.
Le hanno messe assieme tralasciando il loro lavoro, destinato a sfamare bocche di figli e fratelli, spose e madri. Per ordine di re e despoti condannati dalla storia.
In mezzo a quei sassi io sento il sospiro dei vecchi padri, e fratelli, le loro angosce e le loro speranze. Le loro paure. Li vedo scalpellare le pietre, squadrale e metterle assieme così da poter sfidare il vento, la neve e il gelo.
Chissà se si soffermavano a gioire del paesaggio, a guardare le lontane montagne innevate della Francia contro cui erano armati, quelle magnifiche della Val di Susa o della Val Chisone, o il laghetto ai loro piedi?

La Caserma e il Lago Grande del Gran Seren
La Caserma e il Lago Grande del Gran Seren

Forse avevano poco tempo, e quel poco non lo dedicavano al paesaggio ma al ricordo e al pensiero delle case lontane, alle vigne lasciate, ai boschi dove raccoglievano funghi e legna per scaldarsi. Forse pensavano al cane con cui giocavano nei momenti di riposo.
Mille e mille anime sono passate tra le pietre della Caserma del Gran Seren, e ognuna ha lasciato un segno, un ricordo, anche se non lo vediamo o non lo sappiamo decifrare e leggere.
O non lo vogliamo, perché potrebbe farci male.
Mille e mille anime pulite. Forse per questo sono tanto belli i resti della Caserma indifesa e abbandonata.
È con questi pensieri nella mente che ho lasciato con un sorriso il colle che accoglie i vecchi ruderi. Salutandoli con un inchino.
Da poco più in là mi osservavano arcigni i muri del Forte, eretti per uccidere, lì, al Gran Seren.
Non ci sono andato.
Un’altra volta.
Indovinate voi il perché…

Il Forte (a sinistra) e la Caserma del Gran Seren
Il Forte (a sinistra) e la Caserma del Gran Seren

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