Poche piante hanno ispirato tante leggende e racconti come il nocciolo, Corylus avellana, che mia mamma, in patois, chiamava Laulagnie.
Per cominciare, cercando riparo sotto un nocciolo, non si veniva colpiti dal fulmine, grazie alla Madonna che, sorpresa da un temporale mentre si recava in visita da Elisabetta, si era rifugiata sotto quel cespuglio.
Un’altra leggenda narra che Maria, mentre raccoglieva fragole per Gesù, venne attaccata da una vipera; la Vergine, spaventata, abbandonò le fragole fuggendo e si nascose dietro un cespuglio di nocciolo, dove restò finché la velenosa serpe non rientrò nella propria tana. Per questo si dice che un ramo di nocciolo sia la difesa più sicura contro le serpi e tutto ciò che striscia sulla terra.
In Irlanda si parla di una meravigliosa fontana, il pozzo di Collna, lambita dalle fronde dei nove noccioli dell’arte poetica. Le nocciole cadevano nel pozzo e nutrivano i salmoni che vi abitavano, e ad ogni nocciola mangiata, sulla loro pelle comparivano macchie brillanti di luce.
Ancora, un ramo di nocciolo battuto sul ventre di una mucca, le fa produrre molto latte.
Di nocciolo era fatto il bastone dei rabdomanti; con esso potevano scoprire le acque profonde e indicare dove scavare i pozzi.
Infine mia mamma era tutta contenta quando sognava le nocciole, perché era sicura che portassero fortuna.
Pensieri persi, saperi superati, racconti dimenticati.
E nessuno che segnali la tenacia del nocciolo, capace in inverno di fiorire più volte, il maschio, al minimo tepore, nella speranza di cogliere aperti i fiori femminili che, invece, fioriscono una volta soltanto, quando la stagione è ben ferma e non corrono più il rischio di essere innevati.
Pianta davvero speciale il nocciolo.
Ma non raccoglietene i rami per difendervi dalle serpi o per cercare l’acqua; quelle che abbiamo raccontato sono soltanto leggende, inventate per rendere la vita bella e nulla più.
Senza rami niente nocciole e niente chiazze luminose sulla pelle dei salmoni.
Sarebbe un gran peccato.
