Incontro ravvicinato

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Foto Fabrizio Moglia
Foto Fabrizio Moglia

“Che giornata meravigliosa. A guardare il sole dev’essere quasi l’ora in cui gli umani spariscono dalle strade e tutto è silenzio. Scendo a valle, magari trovo qualcosa da mangiare senza dover faticare troppo. Quei bidoni dietro le prime case del paese fanno al caso mio” pensava la volpe mentre scendeva trotterellando da Faussimagna.
“Che cielo! Che bellezza! Che fortuna aver terminato il lavoro prima! E che fortuna essere qui, zaino in spalla e in libertà!” penso mentre salgo allegra verso Faussimagna.
Porto lo sguardo sul sentiero che con lunghissima diagonale taglia il pendio e vedo un animale che scende verso di me. È lontano, non distinguo bene. “ Oh cavoli, sarà mica un cane?” penso e tremo all’idea di incontrarlo.
“L’importante è stare attenti che nessuno mi veda. L’ultima volta che mi sono avvicinata al bidone è uscito quell’ accidenti di gatto tigrato che soffiava più forte del vento. Non c’è stato nemmeno il tempo di farlo arretrare un po’ che tutti sono usciti a vedere cosa diavolo avesse il bravo Musci, così ho sentito che l’hanno chiamato quel peloso rompiscatole” rimuginava la volpe.
All’improvviso capisco e quasi quasi non ci credo. Non è un cane, è una volpe. Bella, rossiccia, grande.


Scende sul sentiero e tiene la testa leggermente bassa. Non mi ha vista. Mi fermo. Lentamente poso i bastoni in terra. Prendo la macchina fotografica e scatto due foto. Quasi trattengo il respiro. La volpe è vicinissima e non mi ha vista.
“Che è questo clic?” e nel preciso istante in cui lo pensa, la volpe alza gli occhi: “ Oh cavoli, un’ umana! Ci sarà mica anche Bravo Musci?”
“Sei bellissima. Mi piacerebbe avvicinarti” sussurro quasi a me stessa e resto immobile.
“Non c’è Bravo Musci, menomale. Chi diavolo sarà quest’umana con quel ridicolo sacco sulle spalle. Mi piacerebbe vederla da vicino” pensa la volpe.
“Resto ferma e la osservo. Se mi muovo scappa” e intanto respiro appena appena.
“Resto ferma. Se mi volto per andarmene non so cosa possa fare quella là. La osservo un po’, è meglio” riflette la volpe.
“È furba, non mi volta le spalle. Mi osserva. Chissà cosa pensa?” mi domando.
“È furba l’umana. Preferisce avermi di fronte. Mi guarda. Chissà che le passa per il cervello?” rimugina la volpe.
“Mi piacerebbe accarezzarla. Dev’essere morbida e piacevole sotto le dita. È impossibile che questo avvenga” sospiro fra me e me.
“Un’ annusatina gliela darei. Magari non sa di pericolo. È impossibile farlo però, troppo rischioso. Ora mi sposto leggermente e se l’umana sta ferma e continua a guardare tenendo fra le mani quella scatoletta vado via” pensa alla fine la volpe.
“Si muove. Ora va via, che peccato” penso e già la nostalgia di questo incontro mi assale.
La volpe lentamente si volta, ritorna sui suoi passi, si sposta a destra e furtivamente scompare ai miei occhi. Non corre, cammina velocemente e la vista della sua coda bellissima è stato l’ultimo ricordo che ho di lei.
(C. Reymondo)

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