Lou Coulét

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Nel vallone di Riclaretto, comune di Perrero, c’è una piccola borgata disabita in mezzo ai boschi. La raggiunge una sterrata che corre quasi in piano. La borgata è indicata sulla carta come Colletto ma i valligiani la conoscono con il suo nome originario, Lou Coulét.
Il piccolo abitato infatti si trova proprio su un colle, piccolo anche quello, un colletto appunto.
Vi starete chiedendo che cosa può avere di particolare una borgata abbandonata, collocata in una valle che accanto alla Val Chisone presenta parecchi luoghi che ormai da decenni non vedono la presenza umana.
All’occhio distratto non appare nulla di eccezionale ma se ci fermiamo un attimo e cominciamo a scrutare angoli, particolari, pietre e fessure lasciate dal tempo entriamo in una dimensione nuova e Lou Coulét pare parlarci e raccontarci di tempi lontani, di uomini e donne che più non sono.
Le pietre dominano lo sguardo. Sono di pietra le case, i fienili, i muri, le scale. Un’architettura semplice ma funzionale che sfrutta lo spazio scarno a disposizione e dà grazia all’insieme.

Gli alberi hanno preso il sopravvento e sono cresciuti là dove forse un tempo non avrebbero mai avuto una loro ragione di essere, eppure anche in questa confusione di pietre e legno emergono con prepotenza i segni dell’uomo: il sentiero che sale fra le case, i muretti a secco, le finestre che cercano la luce, i portoni che chiudono gli ingressi.
Lontano spiccano le montagne della Val Germanasca, bianche di neve in questa primavera che oggi pare estate ma domani potrebbe divenire ancora lieve nevicata di piccoli fiocchi candidi.
Sulla strada un antico guardiano stende i suoi rami poderosi in attesa che sia veramente bella stagione per dare ombra a tutti coloro che vorranno salire quassù e cercare fra gli anfratti di Lou Coulét storie di vita vissuta.
(C. Reymondo)