Pace

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Un po’ di pace. Soltanto un po’. Soltanto in settimana. Ma finalmente c’è un po’ di pace per la montagna.
Durante l’estate, nonostante la pioggia e le nebbie a chiudere l’orizzonte, la bellezza della montagna ha attratto tante persone. Bisognose, anch’esse, di pace, di bellezza, di un paesaggio capace di riposare gli occhi, capace di donare un po’ di quiete. Un po’ di svago, anche.
Ecco allora file di motociclette, e auto, e tanti fuoristrada, e i fragorosi quad, tutti lì convenuti per bearsi della bellezza della montagna. Tanti a piedi e tanti in bici. Ognuno a modo suo. Una folla.
La montagna ha perso la sua pace, la sua quiete.
Il suo silenzio, e senza silenzio la montagna non è più tale, non induce più alla riflessione, accorcia i tempi del pensiero, e tutto diventa più simile alla città. Che abbiamo voluto lasciare, per un giorno almeno.
Un cerchio chiuso, non se ne esce.
Se non con la fine dell’estate.
Intendiamoci, ognuno ha diritto alla quiete e alla bellezza della montagna, ma l’essere in tanti cambia tutto.
Non ci possiamo fare nulla. Se non aspettare che corra il tempo, e con lui le nuvole e le piogge, che cesseranno all’arrivo dei primi freddi.
Dovremo indossare abiti più pesanti, allora, godere di meno luce, di meno sole.
Resisteranno per un po’ le greggi. Poi torneranno i canti dei cervi e, dopo di loro, quando i paesaggi diverranno scolpiti e netti, il silenzio.
La montagna tornerà tale e torneremo a sognare.

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