Quando ha il cappello

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Ottobre 2019

Siamo ancora qui, alla finestra. A osservare il tempo che va col correre delle ore e l’alternarsi di giorni e notti. Un po’ svogliati, un po’ annoiati, preoccupati. Impauriti.
Il verme è sempre tra noi.
Dai vetri il paesaggio è un rettangolo bellissimo.
Due terzi di boschi, ancora marrone perché la primavera stava appena tingendo di verde i prati. Poi la neve ha coperto tutto. Un po’ tardiva adesso che arrivavano i fiori. Fuori tempo – ma non troppo.
Assieme, verde e marrone coperti di bianco, spingono verso l’alto la mole del Gran Truc, un grande triangolo ben piantato sui piedi.
È la nostra montagna.
L’altro terzo del rettangolo ha colore variabile: a volte blu intenso di cielo al mattino, sbiadito nel pomeriggio, oppure semplicemente bianco di nuvole. Rosso d’aurora e di tramonto se l’aria è tesa. Con la nebbia soltanto bianco soffice, rassicurante come una coperta in inverno, ma un po’ triste.
Veglia sul villaggio ai suoi piedi, il Gran Truc, sulle genti.

Novembre 2019

Ogni terra, ogni gente ha la sua montagna, nelle valli.
A Roure hanno il Malvicino, a Pinasca c’è Cucetto, a Usseaux il Ciantiplagna e l’Albergian. A Perosa Argentina Bocciarda e a Villar Perosa San Benedetto. E via elencando, si potrebbe continuare, perché le valli sono una sintesi armonica di solchi e montagne, ruscelli, torrenti, vette e cime.
Per ciascuna gente la sua montagna è la più bella. Perché ci è nata assieme. Perché ci ha gioito e sofferto assieme. Perché è la sua identità più profonda.
Come i campanili per quanti vivono in pianura.
Gran Truc ammette tante traduzioni. Gran è comune, ma Truc è unico: tra le tante possibili traduzioni diremmo che Truc vuol dire cima, vetta. Grande Vetta, dunque, Grande Cima.
Ci fa compagnia sempre, è il riferimento per indovinare il tempo che farà, per capire se sarà vento o pioggia, se sarà caldo o meno.
Quant ‘l Truc a l’à ‘l càpel, o cà fà brut, o cà fà bel. Quant ‘l Truc a l’à pà nen del tut, o cà fà bel, o cà fa brut.
Quando il Truc ha il cappello, o fa brutto o fa bello. Quando il Truc non ha niente del tutto, o fa bello o fa brutto.
Così dicevano sorridendo le genti, e ciascuna inseriva nel detto il nome della sua montagna.

Dicembre 2019

È il nostro calendario: quando il verde delle pendici si fa rossiccio, il freddo è prossimo; quando scompare piano piano la neve, restando tenace soltanto nei canaloni a rigare di bianco le pietre, è la primavera che sta per arrivare.
Le antiche genti adoravano le montagne, ciascuna la sua, perché sedi delle divinità, o perché vicine al cielo dove pure le divinità potevano essere domiciliate.
Niente più divinità, oggi. Ce ne siamo scordati. Non abbiamo tempo per i ricordi.
Salvo quando ne abbiamo bisogno, perché siamo soli, tristi o abbattuti, impauriti: come quando ci tormenta un verme.

Gennaio 2020

Tutto questo significa ogni montagna. È storia impressa nel genoma delle genti alpine.
Non ci si pensa più, ma le montagne hanno mantenuto la loro autorevolezza, la loro saggezza, quella del tempo che va senza fretta e senza lasciare, su di loro, segni.
Chissà quanti vermi hanno visto passare. Forse indifferenti, forse partecipi. Mai impaurite. Sempre presenti.
I vermi son passati e loro son rimaste.
La nostra montagna ci fa compagnia riempiendo di bello il rettangolo della nostra vista.
Come 1000 anni fa.
Come ancora domani.

Marzo 2020