Le bandiere sul viso

con Nessun commento
1° Maggio 2009 a Villar Perosa

Correvano gli anni ’50 quando mio padre mi portò con lui, per la prima volta, alla manifestazione per il Primo Maggio. Il Corteo. A Villar Perosa. Ero bambino.
Di quel lontano giorno ricordo i colori e la musica.
Giornata serena, tanta gente, bandiere di cento colori a sventolare. E i suoni, della Banda Musicale di Villar Perosa, voluta anni prima dal senatore Agnelli e orgoglio del paese.
Gli strumenti erano bellissimi, luccicavano al sole, chi d’oro e chi d’argento, riflettendo immagini deformate lampeggianti di luce.
Quegli uomini in divisa tutti uguali, sorridenti, erano loro che facevano la musica e la portavano in giro, ordinati e attenti, tutti in fila. Mi incantavano.
Anche la gente sorrideva. Mi sorridevano tutti, perché mio padre, Carlin, attivista sindacale e politico, era assai conosciuto.
Si camminava dietro a quella musica, e dietro alle bandiere, che se ci andavi troppo vicino, un lembo ti sfiorava il viso.

Immagini lampeggianti di luce – 1° Maggio 2009 a Villar Perosa

Si andava alla Fabbrica – la RIV, (Roberto Incerti Villar), alla Società Operaia, davanti ai monumenti e alle lapidi. Qui, mi aveva spiegato mio padre, i fascisti e i tedeschi – si usava pochissimo il termine nazisti – hanno ucciso degli uomini, Partigiani e persone normali.
Quella notizia mi agghiacciava, mi faceva venir voglia di piangere. Io li conoscevo tutti i Partigiani di Villar, erano tutti miei amici. Qualche anno dopo, da grandicello, davanti a quelle lapidi mi veniva voglia di vendicarli.
Ogni tanto quelli delle bandiere si fermavano, impettiti a mostrarle, e tutti facevano silenzio. Soltanto una tromba lanciava suoni acuti e lunghi. Poi ancora silenzio, infine si ripartiva e tutti ricominciavano a parlare, e salutare i nuovi giunti, e sorridere.
La guerra era finita da poco, e dopo tanto tempo di forzato silenzio, c’era voglia di esprimersi liberamente, di manifestare le proprie idee; di ascoltare quelle altrui.
Tutto questo ovviamente non lo capivo e soltanto più tardi realizzai quanto fosse bello l’incontro tra i Comunisti, i Socialisti, i Democristiani e i Partigiani, che erano quelli rappresentati dalle bandiere colorate che mi sfioravano il viso.
Qualche volta anche Carlin portava una bandiera. Allora restavo con una signora bellissima, Albana, sempre sorridente anche lei, che mi accompagnava per tutto il tragitto tenendomi per mano. Mi parlava e aveva mille attenzioni per me. Aveva sempre delle caramelle.
Mia mamma non veniva mai. Le donne, la stragrande maggioranza, stavano a casa a preparare il pranzo della Festa. Quanto tempo sarebbe ancora occorso per sfilare fianco a fianco con loro.

Chiacchierata tutta in italiano – 1° Maggio 2018 a Villar Perosa

Poi, quando ormai mancava poco a mezzogiorno, si fermavano tutti in piazza, vicino al Municipio, dove qualcuno parlava a lungo. Non capivo cosa ci fosse tanto da dire. Non bastava tutta la bellezza e la gioia che avevamo respirato?
Era sempre noiosa quella chiacchierata tutta in italiano. Ma la faceva una persona importante, venuta da via.
Alla fine offrivano pasticcini e bevande. Senza pagare, gratis. Una volta qualcuno mi fece assaggiare credo del vermut, soltanto un briciolo, appena appena: che buono!
Ma al rinfresco non partecipavo mai, non osavo: come si fa ad arraffare della roba da un tavolo se non è tua e se non sei a casa?

Ricordi.
Ricordi di vecchio di quand’era bambino. Di sessanta anni fa. Ricordi di cose belle, perché nulla è bello come la musica, come i colori, come un sorriso. Come un’idea in cui credere.
Tutto sbiadito, caduto, senz’anima. O poca. Roba vecchia, appunto.
Quest’anno poi, per colpa del verme, niente. Niente del tutto.
Pazienza.
Ma l’anno prossimo tornerò in piazza. E andrò ad assaggiare il vermut.

Villar Perosa