Felce di Luna

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Felce di Luna

Agosto. Quasi terminato. Gran caldo, per farci lamentare; così tra qualche mese, per cambiare, ci lamenteremo del gran freddo. Dimenticando che il caldo è normale in estate e il freddo è normale in inverno, a volte anche in autunno, se giunge precoce.
È pur vero, comunque, che il clima sta cambiando. Se in peggio o in meglio non osiamo dirlo; certamente molte specie scompariranno, e molti paesaggi. Di molte non ci accorgeremo nemmeno che non ci sono più, impegnati come siamo a correre su strade e vie e mari e cieli: sarà un peccato, che avremo sulla coscienza perché sarebbe, è, nostro dovere lasciare a chi ci seguirà almeno le stesse meraviglie che abbiamo trovato noi. Ma importa a pochi e non è nemmeno detto che importi a chi verrà: altro peccato.
Già oggi, in verità, ci sono delle specie vegetali che conosciamo poco, o perché rare o perché estremamente localizzate. Alcune sono piante tardo estive se non autunnali.
Una in particolare ci affascina e per questo la vogliamo raccontare. Una felce. La felce di Luna, Botrichium lunarium per chi ha studiato.
Cresce in montagna in zone riparate, di terreno povero.
Quando parliamo di felci pensiamo a quelle grandi, a volte più alte di noi, che coprono tutto, rendendo difficilissimo il passo. Pensiamo al disegno delle loro foglie che somiglia a un gioco di ghiaccio sui vetri in inverno. Pensiamo al loro verde intenso che, dove è maggiore l’umidità, anche a quote elevate, macchia la monotonia grigia delle rocce. Pensiamo ai funghi, che a volte, nelle radure di latifoglie, prosperato nei loro paraggi.
Varda bin suta le fiuge, raccomandava mio nonno, lì ai ven cui ner. In italiano, ‘guarda bene sotto le felci, lì vengono quelli neri’ – i più pregiati tra i porcini.

Felce di Luna

Ebbene, la felce di Luna non ha niente di tutto questo.
È piccolina, al massimo una dozzina di centimetri; cresce oltre i 1500 metri di quota, in mezzo all’erbetta magra fitta fitta e quasi non si vede. Sembra un’estranea tra le altre piantine, le sue forme paiono marziane più che terrestri. Le foglie sovrapposte somigliano squame, più adatte a un pesce o a un rettile che a una pianta; in mezzo, ecco un grappolo rovescio con tante palline a contenere le spore, simili più a ovetti d’insetto che a semi, se ci passate la licenza botanica. È unica.
Non lontano dalla piccola felce, capita di scoprire una genzianella anche lei molto particolare, perché fiorisce quando tutte le altre hanno terminato da tempo la fioritura. È la genzianella germanica, Gentianella germanica, rara macchia colorata a impreziosire la terra, ghiotta mensa per insetti indaffarati alla ricerca dell’ultimo nettare.
Due piantine piccole piccole, poco appariscenti, poco importanti.
Di nessun valore economico.
Eppure, se non dovessimo più vederle a causa del clima mutato, ci spiacerebbe molto, molto davvero.

Genzianella germanica

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