Pensieri d’autunno

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2020. Anno bisestile. Anno gramo, si diceva un tempo.
Oggi non usa più. Niente superstizioni.
Eppure proprio buono il 2020 non si sta dimostrando.
Il verme – corona virus – ci sta facendo ammattire. Quest’estate pensavamo d’averlo messo nel sacco, qualche fine pensatore ce l’aveva pure detto, ma rieccolo, più vispo di prima.
Non dire gatto fin che non ce l’hai nel sacco. Tutto da rifare.

Sarebbe ora di essere uniti, di fare fronte comune, e invece eccoci sempre più sparsi e divisi a inutilmente ciacolare, ciascuno con la propria verità, comprensiva del giudizio inappellabile per il quale quella altrui non vale nulla.

Gli animali si raggruppano all’arrivo del freddo; anche quando fa temporale; o quando piove molto o è troppo secco, o quando il cibo manca. Noi ci insultiamo.

Il meteo ne ha fatte di tutti i colori, non una stagione al suo posto (salvo l’autunno), non una tradizione rispettata, non un proverbio confermato. Ora che dovrebbe arrivare il freddo, ecco il tiepido; foglie pigre che indugiano a cadere, neve che fa capolino sulle vette più alte ma subito batte in ritirata.
Quasi quasi ci iscriviamo al circolo dei superstiziosi. È l’ultima speranza. Se tutto dipendesse dal 2020 bisestile, basterebbe aspettare resistendo fino a gennaio e tutto andrebbe a posto.

A proposito di colori… l’autunno ha messo fuori i suoi. Squillanti.
Con la giusta acqua al momento giusto e un po’ di fresco che ha fatto capolino qualche settimana fa, le piante, pur pigre nello spogliarsi, hanno sfoggiato una livrea bellissima.
Ci fa piacere pensare che l’abbiano fatto per consolarci se appena riusciamo a fermarci un attimo a guardare, per mostrarci che cose belle ce ne sono ancora, che bisogna lavorare per quelle. Uniti, se possibile.

Le piante sono così variopinte perché di foglie non ne hanno una soltanto; le tengono assieme a dare forma alla chioma, e le colorano con tinte compatibili le une con le altre. Per fare gruppo, per fare tavolozza. Mica mettono un rosso, un verde, un blu, un marrone a casaccio! No. Il blu lo lasciano al cielo, i marroni alle querce, i gialli ai carpini e agli aceri. Ordinati.
Per inventare tante tinte, a volte nuove, servono tantissime piante e tantissime foglie, ciascuna singola e tutte, unite, a formare un insieme. Compatto. Per fare i colori che meravigliano il cuore.

Oltre ad iscriverci al circolo dei superstiziosi, ci iscriveremo pure a quello dell’unione e della collaborazione, anche con quanti la pensano diversamente da noi.
Perché non provare?