Larà

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Non ne conosciamo l’origine ma il suo nome affascina, esotico, di fanciulla da sogno brillante di bellezza semplice e pulita, fresca come i boschi attorno, con lo stesso profumo di pino e di muschio portato dalla brezza che scende dall’Albergian.
È Larà. Un villaggio che sorge a monte di Mentoulles – Fenestrelle – sulla verticale che porta a Sellerie e al massiccio dell’Orsiera.
Larà superiore. Perché di Larà ce ne sono due, ma la prima, quella inferiore, è un po’ rovinata, su di lei ha agito maligno il tempo.
Succede spesso nella terra di Val Chisone che più villaggi abbiano lo stesso nome, differenziandosi soltanto con un aggettivo che ne definisce la posizione: superiore, o di sopra, oppure inferiore, cioè di sotto; anche di mezzo, se capita.
A Roure c’è la Clea. Di sopra, di mezzo e di sotto.
Di fianco a Larà c’è, ci sono, le Touche, superiore, di mezzo e inferiore.
Mancanza di fantasia? No. Volontà di unione, di fare gente, di fare popolo, quello che vive su un costone o su una cresta e che vuole distinguersi da quello vicino, per affermare la propria unicità. Campanilismo se volete. Umanità la più sincera, in realtà. Originalità.
Geometricamente Larà si sviluppa in orizzontale, caso raro sulle montagne dove la geometria dei villaggi è quasi sempre rotondeggiante, al più tendente al verticale.
Le case sono distese al sole tutte alla stesa quota, su due file per dar libero passaggio in mezzo con una stradina stretta, anche lei orizzontale per non affaticare il passo.
Tutte in piedi le case di Larà di sopra, tutte conservate con grazia e rispetto.
Grandi muri sostengono la terra. La natura geologica qui è generosa. Le pietre calcaree sono squadrate per nascita e innalzare muri è più semplice che altrove. Alla generosità del suolo, poi, s’è associata la bravura degli uomini e il risultato lascia ammirati. Come suscitano meraviglia i pioppi cipressini – scientificamente Populus nigra Italica – che svettano oltre i tetti. Queste piante tipiche della pianura padana, e della Lombardia in particolare, qui fuori posto, completano e arricchiscono di unicità il luogo.
Anche il clima è mite nella conca. L’esposizione al sole è totale e vivere qui doveva essere più facile, e più bello, che vivere altrove. Certamente lo sarebbe oggi.
Ma questi sono pensieri di chi vive adesso, con tanto di computer in casa e cellulare in tasca e che qui vicino è giunto in auto e a piedi ha percorso soltanto un tratto non lunghissimo di strada.
Bisogna ammetterlo: misuriamo tutto col nostro metro, e non può essere diversamente. Ma di fronte a luoghi come Larà, al suono bello del suo nome di fanciulla, alla disposizione giusta delle sue case, il metro bisognerebbe dimenticarlo a casa.
Bisognerebbe accontentarsi d’essere lì a guardare.

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