L’acqua del Lausun

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Le cascate

Se sia corretto chiamarla acqua del Lausun, del Lago Lausun, o se sia meglio parlare di acqua di Conca Cialancia, o ancora, per ortodossia, sia giusto riferirsi all’acqua del Rio della Balma, non lo sappiamo.
Di fatto è quella che, diventata adulta, grande e potente, sfocia nel Germanasca poco a monte di Trossieri. Tutto in comune di Perrero.
Per raggiungere l’acqua oggetto delle nostre attenzioni si può partire dalla Borgata Linsard, col sentiero 201, l’Antica Strada Nazionale della Balma, ripristinata nel 2009 dalla Provincia di Torino – prima che il Senatore la estinguesse –, dall’ass. Le Cispole e dalle Guardie Ecologiche Volontarie.
Un raro esempio di realizzazione reale a basso costo di un’opera bellissima.

Il rio a valle

Partendo dai Linsard il sentiero si inerpica in mezzo ai boschi lungo pendii rocciosi ripidissimi. Si attraversano numerose acque, belle, a presagio di quelle che aspettano più in alto. Per lunghi tratti del torrente si perdono anche il suono e la vista, mentre lentamente si allontanano le case dei Linsard.

I Linsard

Poi, quando i larici si fanno sempre più numerosi e le case sono scomparse alla vista, riecco l’acqua.
Il sentiero piega quasi ad angolo retto e comincia a salire con stretti tornanti. Il rio a fianco è a portata di mano. Eccola, l’acqua del Lausun.
È acqua di neve, che occupa ancora tutta la Conca Cialancia in alto. Lassù è tutto bianco e il candore della terra si fonde a quello delle nuvole. Scioglie un po’ per volta e subito l’acqua scatta a valle, scende rapida a dar spettacolo su un letto compatto di roccia da lei levigata nel corso delle ere.
Procede a salti e a scivoli, fermandosi ogni tanto nelle buche a riprendere fiato. Tanti laghetti, difficile dire quale sia il più incantato, posti uno sopra l’altro, collegati da altrettante cascate non alte ma bellissime, a mostrare di quali magie è capace l’acqua quando gioca col vuoto e con la luce del sole.
Lo spettacolo dura a lungo mentre si sale per gli stretti tornanti.
Poi l’orizzonte si apre. Una prateria si offre ai passi mentre su in alto lo sguardo finalmente può spaziare.
Il rio è sempre lì a fianco, ma adesso scorre in piano, quasi senza salti. La sua voce è diversa, più tenue e sottile, a non disturbare le viole che spuntano tra l’erba a ricordare che è primavera. I larici, alcuni secolari, spingono timidamente al sole i loro aghi verde tenerissimo.
Qualche piccolo laghetto stagionale compare qua e là; l’acqua pullula di girini nati da poco.
Tanta quiete e tanto silenzio è presagio di quel che aspetta oltre, quando entreranno in scena le montagne, quelle alte e severe, le regine, e le madri, del mondo che abbiamo fin qui vissuto.
Lo racconteremo un’altra volta.
Laghetti stagionali

 

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