La sete del ruscello

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Può sembrare un paradosso parlare della sete di un ruscello, o di un torrente.
Come può, il luogo casa dell’acqua, essere assetato? Il luogo senza il quale non potremmo bere, lavarci, annaffiare i nostri fiori.
È vero che l’acqua pura la prendiamo dalle sorgenti, ma è anche vero che senza sorgenti non ci sarebbero ruscelli; e ancora, è innegabile che i percorsi sotto terra dell’acqua sono infiniti e avvengono in mille modi, così che spesso sono proprio i torrenti e i ruscelli a originare le sorgenti.
Un cerchio chiuso. Senza scomodare il ciclo dell’acqua – mare, evaporazione, nuvole e pioggia, ruscelli – che serve per spiegare alcune cose agli scolaretti, ma poco per imparare cos’è l’acqua, come corre, come vive.
O meglio, chi è, l’acqua.
Perché secondo noi deve avere un’anima, deve averla per forza, sennò come farebbe a essere così meravigliosamente bella? Anche in estate, anche quando è poca poca tanto da lasciar paventare che il ruscello possa morire. Quando ha sete, appunto, quando chiede qualche goccia al cielo il quale, non sempre, si ricorda la faccenda del ciclo dell’acqua…
I torrenti hanno sete quando il cielo si dimentica della terra; quando li prosciughiamo per fare corrente, con le cosiddette centraline, che di grazioso e gentile hanno soltanto il nome; quando li prosciughiamo per i nostri ghiribizzi.
Soffrono tanto quando hanno sete, eppure restano affascinanti, belli, bellissimi. Forse perché quando l’acqua è piccola possiamo avvicinarci di più a lei, conoscerla meglio, bagnarci piedi e faccia, sentirla dolce sul volto; l’acqua piccola non fa paura come quando tuona tra i sassi spinta da piogge insistenti o dallo sciogliere della neve in primavera.
L’acqua piccola non smuove massi e pietre, ma soltanto pagliuzze di sabbia, poche, fini fini: per non fare rumore, per non disturbare.
L’acqua piccola, l’acqua dei torrenti e dei ruscelli quando hanno sete, è a misura d’uomo; anzi, di bambino.
Capace di ammaliare, di strappare un sorriso, di porgere una carezza al cuore.
Non è possibile non amare l’acqua in estate quando corre lieve piccola piccola, quando si lascia carezzare, quando ci lascia esplorare con gli occhi il suo letto per scoprirne i segreti, quando canta piano piano appena a farsi sentire.
O no?

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