Fiori di cascata

con Nessun commento

Massello, Vallone del Pis, Val Germanasca.
La cascata è lassù. L’abbiamo intravista da Clot del Mian, poco dopo l’inizio della salita da Balziglia, quasi nel buio, perché è prestissimo.
Il sole carezza appena di luce rossa, che non intiepidisce la pelle, le cime più alte. Speravamo, arrivando tanto presto, di scoprire gli animali che hanno trascorso la notte pascolando allo scoperto, lontano da alberi e cespugli, ma niente da fare: sono già tutti spariti. O non li abbiamo visti: succede quando si ha a che fare con gli abitanti della montagna. Pazienza. Ci godremo la cascata, la Cascata del Pis.
Lei c’è sempre, da millenni. Lì ad abbellire di magia quei luoghi. Anche a lei ci piacerebbe arrivare prima del sole, ma basta poco a capire che non riusciremo; è appena sorto e già la sta per raggiungere.
Un attimo ancora ed eccola emergere dalla luce rossa, la nostra cascata da sogno; nella prima luce che al mattino saluta il mondo. La nostra stella va veloce, e in breve i suoi raggi cominciano a scaldarci lo zaino sulla schiena. Tra un po’ bisognerà mettere il cappello.
Si è svolto tutto in un attimo. Quasi buio con i colori che sembrano assenti, poi soltanto rosso come se le altre tinte non esistessero e infine pieno giorno, con tutto al suo posto, l’acqua, poca in questa stagione, a cadere dalle rocce e a disegnare ogni tanto l’arcobaleno.
Il vento non si sente, nemmeno brezza, eppure c’è, perché il canto dell’acqua che scende ci giunge a tratti.
Dura a lungo la cascata come sfondo di meraviglia alla nostra salita e gli occhi non si stancano di guardarla, di scrutarla, per carpirle chissà quale segreto.
La luce si fa grande e i colori meno brillanti, s’accorciano le ombre e particolari nascosti vengono in primo piano; la cascata offre sempre nuove suggestioni.
Il cespo di fiori gialli sulla destra, ad esempio, non lo avevamo visto. Forse erano al buio. Stanno in equilibrio sulle rocce senza paura, ed hanno ragione, perché lì nessuna mano rapace arriverà a coglierli, e nemmeno qualche bocca di stambecco, che pure di quelle pietre è signore.
Quel cespo resterà a rendere omaggio all’acqua cadente che disegna arcobaleni fin che avrà vita, forse fin che giungerà il freddo.
Fiori di cascata, ricorderemo, e non cercheremo nemmeno di scoprire di quale specie si tratti: per non rompere l’incanto.
Il sole corre, corre veloce. Soltanto un attimo fa era tutto rosso. Adesso la cascata è nell’ombra. Sono trascorse molte ore e non ce siamo accorti.
Buio precoce per l’acqua che ricama nuvole bianche e d’arcobaleno nell’aria. Per farla riposare.
Perché non può durare a lungo una meraviglia.